Il mondo della musica sostiene le Pussy Riot accusate di teppismo

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Pussy Riot | © Natalia Kolesnikova/GettyImages

Le Pussy Riot, collettivo punk-rock femminista russo, sono al momento coinvolte in un processo con l’accusa di teppismo per aver fatto irruzione nella cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca a febbraio e per aver cantato un inno blasfemo e anti-Putin.

Le artiste russe, durante la prima udienza durata dieci ore consecutive, hanno detto di non riconoscere il reato ma si sono comunque scusate se il loro gesto ha offeso qualcuno eticamente, come ha spiegato una di loro, Nadezhda Tolokonnikova:

Il fatto che non riconosciamo la nostra colpa non significa che non siamo pronte a spiegare le nostre azioni e che non riconosciamo i nostri errori. L’errore sta nel fatto che abbiamo portato in chiesa il genere musicale che stiamo elaborando e se qualcuno si è sentito offeso siamo pronte a riconoscere di aver commesso un errore etico. Non siamo contro il Cristianesimo, le nostre motivazioni sono esclusivamente politiche.

Tre cantanti del gruppo russo, Maria Alyokhina di 24 anni, Nadezhda Tolokonnikova di 22 e Yekaterina Samutsevich di 29, sono in prigione dal 21 febbraio e rischiano una pena di 7 anni di reclusione per aver recitato un “Ave Maria” diverso dal solito col quale chiedevano alla madre di Dio di sbarazzarle da Vladimir Putin, presidente della Russia.

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Pussy Riot | © Natalia Kolesnikova/GettyImages

Le tre imputate hanno anche denunciato di essere state torturate in prigione e di non aver potuto dormire e mangiare, costringendo il giudice del processo, Marina Syrova, ad avvalersi di alcune perizie mediche che dichiaravano le tre imputate perfettamente in grado di partecipare al processo ma concedendo alle accusate delle pause per permettere alle imputate di mangiare e riposare.

Le ragazze intanto raccolgono il sostegno morale di un centinaio di artisti russi, oltre a quello di Amnesty International e di artisti internazionali del calibro di Sting (“E’ spaventoso quello che sta succedendo alle Pussy Riot, rischiano fino a sette anni di carcere. Il dissenso è un diritto legittimo e fondamentale in ogni democrazia e i politici moderni devono accettarlo e tollerarlo“), dei Red Hot Chili Peppers, di Pete Townshend degli Who, di Johnny Marr degli Smiths, di Jarvis Cocker dei Pulp, di Alex Kapranos dei Frand Ferdinand (“Ogni leader che dice di essere fan di Beatles e di Lennon e poi mette in carcere dei musicisti è il peggior ipocrita possibile“), di Neil Tennant dei Pet Shop Boys e tanti altri ancora, e pare che le ragazze siano anche riuscite a contattare Madonna.

Seguiremo con cura il caso.

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