Proteste per il nuovo Statuto della SIAE, penalizzati i piccoli autori

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Il 13 febbraio, dalle ore 10 alle ore 13, Acep, Arci e AudioCoop e i loro associati si troveranno davanti alla Direzione Generale Siae a Roma in Viale della Letteratura 30 per tre motivi principali: protestare contro il nuovo Statuto della SIAE, che sta per essere consegnata secondo loro in mano alle multinazionali e a pochi ricchi autori asserviti, fermare le elezioni del 1° marzo e chiedere la revoca degli aumenti delle quote sociali, aumentati in maniera quasi esponenziale soprattutto per gli autori (da 89,70 euro a 150 euro) rispetto agli editori (da 413,10 euro a 600 euro).

Un aumento elevato, immotivato e improvviso secondo le associazioni che protestano, deliberato il 13 novembre 2012 e comunicato sul sito della SIAE soltanto il 4 gennaio 2013: un aumento che si innesta in una situazione già di per sé esplosiva, dopo che l’8 Gennaio Acep, Arci, AudioCoop e numerosi autori ed editori italiani hanno notificato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, al Ministero dell’Economia, al Commissario Straordinario della SIAE Gian Luigi Rondi, ai due sub-commissari Paolo Stella Richter e Domenico Luca Scordino nonché alla SIAE un ricorso con il quale hanno chiesto al TAR Lazio di dichiarare illegittimo il nuovo Statuto della SIAE.

La pietra dello scandalo è stata la scelta di attribuire ad ogni associato in assemblea un voto in più per ogni euro incassato, sulla base di una mera funzione matematica e premiando gli associati più ricchi che beneficiano delle somme maggiori in sede di riparto dei diritti d’autore incassati dalla SIAE, ovvero i grandi editori musicali, le multinazionali straniere e i grandi cantautori della musica leggera italiana, quando la SIAE dovrebbe essere paritariamente di tutti gli associati, escludendo di fatto le case editrici indipendenti ed i piccoli autori liberi.

Il 21 gennaio era stata anche inviata al commissario Rondi la richiesta di posticipare l’assemblea per dar modo ai giudici amministrativi di dare il loro parere al ricorso, con la prima udienza del TAR del Lazio convocata il 20 febbraio: tale richiesta è stata rifiutata il 29 gennaio scorso.

Siae – Società Italiana degli Autori ed Editori – Logo Ufficiale
Siae – Società Italiana degli Autori ed Editori – Logo Ufficiale

Se le prossime elezioni del 1° Marzo si svolgessero secondo il nuovo Statuto oltre novantamila associati alla SIAE sarebbero di fatto espropriati del loro diritto di voto in quanto la Società finirebbe saldamente nelle mani di un Consiglio di Sorveglianza composto da un pugno di grandi etichette discografiche e di una dozzina di grandi cantautori.

Pare che nulla sia stato appreso dalla lezione che la SIAE ha già subito sulla propria pelle con la vecchia sentenza con la quale il Consiglio di Stato mise fuori legge un’ analoga discriminazione statutaria tra soci ed associati, evidenziando che il sistema fosse “aperto” solo sulla carta, mentre in concreto erano solo i pochi soci a determinare le condizioni necessarie per la partecipazione di tutti, dominando i molti semplici associati solo ed esclusivamente per ragioni di successo commerciale, discriminando i “dilettanti” rispetto agli autori che realizzano profitti più alti, con un’equazione “successo economico stato di autore professionista” che puzza dannatamente di discriminatorio, considerato anche il fatto che tutti gli associati pagano un’identica quota di associazione.

La SIAE con questa scelta si allontana anni luce dalla realtà musicale moderna e anche dagli esempi di governance più efficienti ed equilibrati delle sue consorelle come la spagnola SGAE o la francese SACEM. Ma la cosa più grave è che la scelta del Commissario straordinario Luigi Rondi e di Stella Richter e Scordino è una scelta che il Consiglio di Stato aveva già dichiarato illegale oltre vent’anni fa. Ecco cosa lascia onestamente sconcertati, l’arroganza e la miopia con la quale si persevera in una strada senza uscita, rischiando di portare una Società (già di per sé devastata da anni di commissariamento straordinario) alla sua quasi certa estinzione per le guerre interne che ne verranno generate. E la cosa che lascia più sconcertati è che il rischio non spaventa il direttore generale dell’Ente, che nel corso di un’audizione dinanzi alla Commissione di indagine sulla SIAE ha ricordato perfettamente la vecchia decisione del Consiglio di Stato, dichiarando come la stessa non sia mai stata rispettata.

Se si porterà avanti questa linea, potrebbe essere davvero la fine per la SIAE. Ma con una gestione sciagurata come questa, ci si chiede se sia davvero il male peggiore.

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