Riunione di condominio: ecco cosa rischia adesso chi non ci va | In migliaia nei guai -melodicamente.com
La partecipazione alle assemblee condominiali continua a rappresentare un tema cruciale per migliaia di proprietari di immobili in tutta Italia.
Negli ultimi mesi, infatti, si è registrato un aumento delle contestazioni legate alle deliberazioni prese in assenza di alcuni condomini, con importanti implicazioni giuridiche e finanziarie. Per questo motivo, è fondamentale comprendere quali sono i rischi effettivi per chi decide di non prendere parte alle riunioni condominiali e quali strumenti normativi tutelano i diritti dei condomini assenti.
L’amministratore di condominio è tenuto a inviare l’avviso di convocazione delle assemblee con almeno cinque giorni di anticipo, sia per le riunioni ordinarie – che si svolgono una o due volte l’anno – sia per quelle straordinarie, indette in base a esigenze specifiche. Durante tali incontri vengono discusse e deliberate questioni fondamentali, come la nomina dell’amministratore, l’approvazione del bilancio, l’installazione di sistemi di sicurezza o l’esecuzione di lavori di manutenzione.
Riunione di condominio: ecco cosa rischia adesso chi non ci va | In migliaia nei guai
La partecipazione alla riunione, pur essendo un diritto irrinunciabile per ogni condomino, non è obbligatoria secondo la normativa vigente. Ciò significa che il proprietario di un’unità immobiliare può scegliere di non presentarsi se ritiene che i temi all’ordine del giorno non lo riguardino direttamente o non suscitino il suo interesse.

Non partecipare all’assemblea condominiale non comporta sanzioni dirette per il condomino assente, ma può tradursi in conseguenze di rilievo sotto diversi aspetti. Le delibere adottate durante la riunione, infatti, sono vincolanti per tutti i proprietari, anche per chi non è intervenuto. Questo significa che anche i condomini assenti sono tenuti a rispettare le decisioni prese e a contribuire alle spese deliberate, dalla manutenzione straordinaria all’installazione di impianti.
L’assenza, quindi, comporta la perdita della possibilità di influire sulle votazioni e di fornire elementi o informazioni che potrebbero modificare l’esito delle decisioni condominiali. Tuttavia, il condomino che non ha partecipato può impugnare la delibera entro 30 giorni dalla notifica del verbale, ma solo se ritiene che la decisione sia illegittima o violi il regolamento condominiale. Non è invece possibile contestare una delibera semplicemente perché non gradita o contraria alle proprie opinioni.
In caso di impedimento personale, il condomino ha la possibilità di delegare un altro soggetto, rendendo così valida la sua partecipazione tramite rappresentanza e tutelando il proprio diritto di voto. Se invece manca la ricezione dell’avviso di convocazione o se questo arriva con ritardo, il condomino può impugnare la delibera entro 30 giorni dalla notifica del verbale; qualora il verbale non venga notificato, il diritto all’impugnazione non ha termini prescrittivi.
Un fenomeno diffuso nelle assemblee condominiali è l’assenza volontaria come tattica per evitare decisioni immediate e per poter successivamente sollevare contestazioni sulle delibere adottate. Tuttavia, questa modalità non sempre si rivela efficace. Infatti, partecipare alla riunione e astenersi dal voto può produrre lo stesso effetto, senza rischiare di perdere il diritto di intervenire nelle discussioni o di impugnare le decisioni in modo più solido.
