Sembra una medusa ma non lo è, di cosa si tratta (www.melodicamente.com)
Negli ultimi anni, con l’aumento delle segnalazioni, è diventato sempre più frequente imbattersi in creature marine dall’aspetto insolito.
Negli ultimi anni, con l’aumento delle segnalazioni lungo le coste italiane, è diventato sempre più frequente imbattersi in creature marine dall’aspetto insolito, simili a meduse ma che in realtà appartengono a specie diverse. Riconoscere correttamente questi organismi è fondamentale per evitare allarmismi ingiustificati e adottare comportamenti adeguati in caso di avvistamento.
Cosa fare se si avvista una creatura simile a una medusa
In molte località costiere italiane, specie durante la stagione estiva, è comune incontrare organismi gelatinose che somigliano a meduse, ma che in realtà sono appartenenti a gruppi tassonomici differenti, come ad esempio i salpe o le siphonophore. Questi animali possono destare curiosità, ma anche timore, soprattutto per chi non ha familiarità con la fauna marina.
La prima regola da seguire è mantenere la calma e osservare senza toccare. Anche se alcune meduse sono innocue, altre possono provocare irritazioni cutanee o, in casi rari, reazioni allergiche più gravi. Pertanto, evitare il contatto diretto con l’animale e, nel dubbio, mantenere una distanza di sicurezza è sempre la scelta migliore.

Inoltre, è importante non raccogliere né maneggiare questi organismi per portarli a riva o tenerli in contenitori improvvisati, poiché potrebbero danneggiarsi o rappresentare un rischio per chi li manipola.
Una delle difficoltà maggiori per il pubblico è la distinzione tra una vera medusa e altre specie gelatinose che possono avere un aspetto simile. Le meduse sono cnidari, caratterizzate dalla presenza di tentacoli urticanti e da un corpo a forma di campana trasparente o colorata.
Al contrario, alcune specie come i salpe (Salpidae), appartenenti al gruppo dei tunicati, hanno un aspetto gelatinose ma non possiedono tentacoli urticanti e si muovono nuotando grazie a contrazioni muscolari che spingono l’acqua all’interno del loro corpo.
Un altro esempio sono le siphonophore, colonie di organismi marini che possono ricordare meduse giganti ma che sono composte da numerosi individui specializzati, ognuno con funzioni differenti, e spesso prive di potere urticante per l’uomo.
Nel caso in cui si venga a contatto con una vera medusa e si manifestino irritazioni cutanee, il primo passo è allontanarsi dall’acqua per evitare ulteriori punture. È consigliabile sciacquare la zona interessata con acqua di mare, evitando l’uso di acqua dolce che potrebbe aggravare la situazione.
Non bisogna mai grattare o strofinare la zona colpita per non diffondere ulteriormente il veleno. È utile applicare una crema specifica lenitiva o un impacco freddo per ridurre il fastidio e il gonfiore.
Se la reazione è particolarmente intensa, con difficoltà respiratorie, gonfiore marcato o sintomi sistemici, è fondamentale rivolgersi tempestivamente a un medico o recarsi al pronto soccorso.
Le autorità marittime e gli enti di tutela ambientale stanno lavorando per implementare sistemi di monitoraggio delle specie marine, specialmente nelle aree più frequentate dai bagnanti. Segnalare la presenza di meduse o organismi sospetti alle autorità locali può contribuire a garantire la sicurezza e a migliorare la conoscenza delle dinamiche marine.
