
La piaga delle locuste nell’Antico Testamento e il suo significato simbolico (www.melodicamente.com)
Da tempi immemorabili, la figura delle locuste è associata a un castigo divino, simbolo di distruzione e carestia.
La narrazione biblica dell’Esodo le descrive come la terribile ottava piaga che oscurò il cielo d’Egitto, devastando ogni raccolto e seminando disperazione. Se un tempo questi racconti venivano considerati allegorie o miti religiosi, oggi la scienza conferma la realtà di una minaccia concreta, sostenuta da nuove scoperte sul comportamento e la biologia di questi insetti.
Secondo il libro dell’Esodo (capitolo 10), Dio ordinò a Mosè di evocare un vento da oriente che portasse in Egitto uno sciame di locuste così denso da oscurare il sole e consumare ogni avanzamento del raccolto rimasto dopo la grandine. Questa narrazione, carica di tensione e potenza simbolica, rappresenta un monito sulla capacità della natura di essere strumento di giudizio divino. Per secoli, queste descrizioni hanno alimentato la percezione delle locuste come un castigo soprannaturale, una punizione per l’umanità.
Oggi, però, la prospettiva è cambiata: le locuste non sono solo figure mitiche, ma creature reali con meccanismi biologici sofisticati che spiegano le loro devastanti invasioni.
Nuove scoperte: il microbioma alla radice del comportamento gregario delle locuste
Un recente studio condotto dall’Università di Tel Aviv ha svelato che il passaggio delle locuste da una condizione solitaria a una fase gregaria, durante la quale si formano enormi sciami, è influenzato da un cambiamento nel loro microbioma intestinale. Il microbioma è l’insieme di batteri, virus e altri microrganismi che risiedono nell’apparato digerente degli insetti, ma anche degli esseri umani e di altri animali.
Gli scienziati hanno scoperto che un batterio, chiamato Weissella, è quasi assente nei soggetti solitari ma cresce esponenzialmente durante la transizione alla vita di gruppo. Questa proliferazione sembra stimolare un cambiamento comportamentale che induce le locuste a muoversi assieme e a formare sciami migratori.
Il professor Amir Ayali, coordinatore dello studio, ha sottolineato come questo batterio non sia certamente l’unico elemento coinvolto, ma rappresenta un fattore chiave nel comportamento collettivo. La sua diffusione è favorita dall’aggregazione degli insetti, creando una sorta di “controllo batterico” che usa il branco per sopravvivere e replicarsi. Un meccanismo semplice ma estremamente efficace e pericoloso.

Il termine microbioma indica l’insieme di microrganismi che vivono su o all’interno di un organismo. Nel corpo umano, ad esempio, il microbioma intestinale svolge un ruolo fondamentale nella digestione, nel sistema immunitario e persino nella regolazione dell’umore e della memoria. Analogamente, il microbioma delle locuste influenza decisioni cruciali per la specie, come il comportamento migratorio e la formazione di sciami.
Esistono anche microbiomi ambientali, come quelli del suolo o degli oceani, che influenzano l’ecosistema globale. Nel caso delle locuste, il microbioma intestinale rappresenta un potente motore evolutivo che ha permesso a questi insetti di sviluppare strategie di sopravvivenza collettiva estremamente efficaci.
Le conseguenze delle invasioni di locuste oggi: fame, crisi e instabilità
Il flagello delle locuste non è solo un ricordo biblico. Secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), lo Schistocerca gregaria, noto come Desert Locust, è il parassita migratore più distruttivo al mondo. Ogni locusta può consumare una quantità di cibo pari al proprio peso ogni giorno, e uno sciame può devastare raccolti sufficienti a sfamare 35.000 persone in 24 ore.
Negli ultimi anni, Paesi come Etiopia, Kenya, Pakistan e India hanno subito gravi perdite agricole a causa di queste invasioni. Le conseguenze non si limitano alla fame, ma si estendono a crisi sociali e geopolitiche. Nel Nord Africa, secondo gli ultimi bollettini del programma Locust Watch della FAO aggiornati a giugno 2025, si sono formati gruppi di giovani insetti e sciami migratori in Algeria, Tunisia, Libia, Niger, Marocco e Ciad, con previsione di migrazione verso il Sahel tra Niger e Mauritania.