La rivoluzione parte dall’Angry Rock City

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Angry Rock City © Official Facebook Page

Considerare l’arte come un passatempo o come qualcosa di cui si può fare a meno è davvero sbagliato. L’intrattenimento in sé, conseguenza dell’arte, è cosa buona e giusta da considerare nell’esistenza di qualsiasi essere umano, e somministrato a piccole dosi con una certa frequenza aiuta a vivere meglio. L’arte in quanto intrattenimento è indispensabile, a mio avviso, nell’immaginario collettivo, e per arte intendo musica, cinema, teatro, concerti e tutto ciò che per voi rientra in questo meraviglioso mondo. Il rock è una forma d’arte, e in quanto genere musicale, diventato poi vero e proprio stile di vita, si impone a rompere tutti gli schemi della realtà, ed è vera e propria ribellione.

Chi ascolta la musica rock non è ribelle, ma è colui che ha scelto di far parte di una corrente di pensiero, e guai a considerarla una setta, un circolo chiuso o un momento per cui bisogna isolarsi e non considerare le opinioni altrui. Il brivido di un live, di un concerto, il momento dell’ascolto di un inedito, dell’uscita di un album della band preferita è momento sacro per colui il quale ha scelto di vivere nel rock, e immaginate quanto dolore e quanta sofferenza significherebbe privarlo di queste cose.

La generazione attuale di un’età compresa tra i 20 e i 35 anni ha bisogno di rock, e se per rock intendiamo musica dal vivo, azzardatevi pure ad accontentare gli affamati o arrabbiati (se si considera solo la pronuncia di un diffusissimo inglesismo). Una realtà nata dal desiderio di qualche giovane appassionato di musica e di rock, assetato di live, di concerti e di musica ricercata, indipendente per davvero, è l’Angry Rock City.
Angri è una cittadina della Campania, in provincia di Salerno, luogo di nascita di tre giovani ragazzi, Genzo, Franco e Fulvio,  che nel 2007 pensarono bene di organizzare una serata “evento” in un localino angrese dal nome “Virò Club” vicino al Liceo Scientifico, sede dei ricordi adolescenziali dei tre.

I tre ragazzi, i BorderLinea, avrebbero dovuto sostenere da soli il palco del Virò Club con la loro band, ma decisero di farsi affiancare dai “Salottino Parioso” e “La Cura Ludovico” due gruppi locali, che per gioco collaborarono con i tre per la prima avventura live.
Destino volle che il Virò Club quella sera registrò più di 250 presenze, che se per voi potrebbero essere poche, noi vi assicuriamo che è difficile vederle passare durante una serata live di gruppi rock amatoriali (almeno in un paesino di provincia della Campania). Quella sera era nato per caso l’Angry Rock City, il quale rientrava nelle promesse di Genzo, Franco e Fulvio di ripeterlo almeno una volta l’anno.

Angry Rock City © Official Facebook Page
Angry Rock City © Official Facebook Page

Dal 2007 sono passati un po’ di anni, e ogni dicembre la tradizione si ripete, così dopo aver cambiato 3 club e vantando più di 20 esibizioni live di band locali e non, l’Angry Rock richiama all’attenzione giovani da tutta la regione, proprio nel periodo tra Natale e Capodanno, raccogliendo puntualmente, per il live più di 400 persone. L’edizione 2012, cavalcando l’onda del “Moustache never dies” maccheronicamente considerata come “Il rock non ha peli sulla lingua ma ha peli in petto“,  ha riscosso molto successo con gli InDubstry, i Sula Ventrebianco e i Management del dolore post operatorio, proponendo ai giovani locali musica indipendente, per mano di chi suda 7 camicie per fare musica e fatta da chi desidera farne uno stile di vita e un mestiere, nonostante la scarsa popolarità nel panorama discografico italiano.

Nell’ultimo decennio l’indie rock è tornato alla ribalta, e noi speriamo sia il momento giusto per proporre musica di qualità, anche se non promossa da major di successo. Per concludere, se non vi abbiamo convinti con questo esempio di grande dedizione e passione vi lasciamo alle parole di Genzo, organizzatore dell’Angry Rock City.

L’idea che ci spinge è la ferma volontà di poter rendere reale almeno per una notte ciò ci auguriamo che avvenga per tutto l’anno. Vorremmo che si possa poter ascoltare musica indipendente (nel senso originale del termine cioè autoprodotta e promossa da piccole etichette distanti miglia dai numeri delle major), underground, suonata live, non soltanto a Napoli o a Salerno ma anche nei paesi di provincia dove la domanda c’è e a nostro parere deve essere assecondata e coltivata, affinché si possa costruire tutti insieme un’alternativa culturale. La Campania, come l’intera Italia dovrebbe capire che bisognerebbe puntare di più sulla cultura, altrimenti rischiamo di non evolvere. Quindi ben vengano concerti, mostre, manifestazioni teatrali, presentazioni di libri, eventi che raccontino la profondità delle nostre tradizioni e tutto ciò che possa far accrescere la consapevolezza fondamentale che la Cultura è Lavoro e il nostro territorio ne può soltanto trarre giovamento. Vorremmo che si innescasse una virtuosità che porti i privati e le amministrazioni pubbliche a competere sull’offerta artistico-culturale, che aggrega, forma, educa e si oppone alle manifestazioni di facciata fini a se stesse.”

In bocca al lupo da MelodicaMente!

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