C.F.F. e il Nomade Venerabile a The Passenger presentano “Attraverso”

0
1326
C.F.F. e il Nomade Venerabile - Attraverso - Artwork

I C.F.F. e il Nomade Venerabile sono l’eccezione di The Passenger in quanto non si possono considerare una band emergente ma anzi vantano una storia che parte dal 1999 e si snoda fino ai giorni d’oggi. Abbiamo deciso di proporvi la band rock proprio perché secondo MelodicaMente meritano maggiormente attenzione  e per chi ancora non li conoscesse, potrebbero essere un gruppo davvero molto interessante da scoprire.

Influenzati dalla scena indie italiana degli anni ’80-’90 ma sensibili anche alle influenza dark-wave come The Cure e Joy Division, i C.F.F. e il Nomade Venerabile hanno all’attivo quattro album e uno attualmente in lavorazione. Ma C.F.F. cosa significa? “Concettuale“, “Fisico Fastidio“; il primo termine sta a significare che la band propone brani con una profonda ricercatezza del testo mentre “Fisico Fastidio” sottolinea il fatto che il progetto s’intreccia con teatro-danza e video-arte, non basandosi solo sulla musica. La band è pronta per pubblicare “Attraverso“, dopo un anno e mezzo di composizione e scrittura. I C.F.F. e il Nomade Venerabile ci raccontano i loro progetti, in una chiacchierata con MelodicaMente.

C.F.F. e il Nomade Venerabile | Pagina Facebook
C.F.F. e il Nomade Venerabile | Pagina Facebook

A Tu per Tu con C.F.F. e il Nomade Venerabile

I C.F.F. e il Nomade Venerabile hanno dialogato con MelodicaMente ed ecco cosa ci ha raccontato la formazione.

1. C.F.F. e il Nomade Venerabile nascono nel 1999. Sono passati più di tredici anni dalla vostra formazione, come ci raccontereste il percorso di questi anni?

VANNI: Condensandolo nella manciata di ore che va dalla fine del live, alla ripartenza in furgone. Quando il concerto ha termine mi sento svuotato, come se avessi lasciato l’anima sul palco. Le gambe vacillano, il sudore incolla la camicia alla pelle, non sento che un sibilo, le braccia pesano il triplo del normale, ho la bocca secca, gli occhi persi in qualche “altrove”. Tuttavia mi tocca al più presto ritrovare volontà negli sguardi profondi dei miei compagni: bisogna smontare tutto, domani suoniamo in un posto a 350 km da qui e si sa, quando si va di fretta spunta sistematicamente un lentissimo tre ruote davanti al furgone, su una strada a doppio senso di circolazione, con striscia continua e un traffico pauroso. Ammiro la forza fisica delle ragazze di questo gruppo, forse perché sento la mia gracile struttura spezzarsi sotto il peso di casse e testate. Per fortuna abbiamo deciso di cenare in anticipo, così, prima di ripartire, affidando il volante a chi tra noi avrà il volto meno deformato, riusciremo a racimolare quattro/cinque ore di sonno. Guardo la custodia del mio basso appena infilata nel portabagagli e penso che nella vita sono pochissime le cose che non deludono o non tradiscono mai.

Trovate che il panorama musicale sia cambiato negli ultimi periodi oppure le difficoltà sono le stesse dell’inizio?

FABRIZIO: “When the music’s over turn out the light”. Citazione d’obbligo per il panorama musicale odierno. Non voglio essere denigrante o distruttivo ma credo che oggi manchi la voglia di suonare e di ascoltare, la musica si è fatta veloce, le band sono poche e con tante difficoltà, prima su tutte quella di dover trovare un lavoro serio che ti dia la possibilità di poter suonare nel tempo libero e questo secondo me già non va molto bene, perché chi fa musica e chi decide di farla seriamente, non ce la fa neanche a cambiare le corde alla propria chitarra. Poi c’è la velocità, bisogna fare brani facili da ascoltare in auto o sul pc o in bagno mentre si fa la doccia. Questa è la musica oggi: il brano. E l’album? Quel bel concetto di album, dove un artista esprime se stesso e regala una magia non di soli tre minuti, dov’è?  Sparita nel nulla, purtroppo. Questo porta alle mille difficoltà di vita di una band, oggi gli artisti escono in singolo. Ho amici che fanno live soli, con loop station e tutti gli strumenti a bordo ma gli altri della band non ci sono. Ora c’è il pc con loro, io li ammiro ma credo che sia frustrante, loro non vorrebbero, ne sono sicuro, ecco cosa è cambiato. Io, personalmente, fino a quando potrò, resterò legato al concetto più alto di band, dove ci si può guardare negli occhi a fine live e provare qualcosa di magico. Poi non so, fate voi…”music is your only friend until the end”.

2. Nel 2005 avete preso parte ad uno dei più importanti festival a livello internazionale, il Sziget Festival di Budapest. Ci raccontate meglio questa esperienza che immaginiamo sia stata profondamente incisiva per voi?

ANNA MARIA: Assolutamente sì e per varie ragioni. Innanzitutto lo è stato il contest che abbiamo sostenuto per poterci esibire a Budapest. Si teneva a Bari, al Teatro Kismet OperA e per noi, emeriti sconosciuti provenienti da Gioia del Colle, ovvero dalla parte più a sud della provincia, è stato importante riuscire a vincere, ottenendo l’approvazione di pubblico e giuria. Inoltre l’esibizione allo Sziget rappresentava e rappresenta tuttora il nostro primo e unico palcoscenico internazionale. E confrontarsi con un pubblico straniero, per un progetto come il nostro, che grande valore attribuisce alla scelta e all’uso delle parole nei testi, è stata sicuramente una sfida significativa.

L’aria che si respira allo Sziget poi è davvero elettrizzante. Abbiamo avuto la possibilità, non solo di suonare e rappresentare l’Italia, ma anche di assistere ai concerti di artisti come Nick Cave, Franz Ferdinand, Yann Tiersen. E’ stata un’esperienza unica che ci ha fortificati e uniti molto come gruppo e come persone e che ricorderemo per sempre, soprattutto nei suoi risvolti più tragicomici legati al viaggio e al soggiorno in Ungheria. Difatti a chiusura del festival un’alluvione si è abbattuta su Budapest proprio mentre caricavamo gli strumenti sui bus che riportavano i partecipanti in Italia. Camminare per chilomentri affondando le scarpe (infradito per alcuni di noi) nel fango, carichi di strumenti, tra gente ubriaca che si rotolava per terra, tende da campeggio volanti e liquami provenienti dai bagni chimici, chiedere un carrello montacarichi in prestito ad un ambulante offrendo in “cauzione” uno di noi perchè non avevamo più soldi, aspettare per ore l’arrivo dei pulmann con le ruote arenate nella terra bagnata e rischiare di perdere l’aereo di ritorno, per poi prendere un taxi e finire dalla parte opposta rispetto ai nostri alloggi…sono momenti di puro surrealismo ormai entrati a far parte dell’aneddotica dei C.F.F. e il Nomade Venerabile.

Allargando il discorso, avete partecipato a molti concorsi e rassegne, un modo per mettervi alla prova o per farvi conoscere dal pubblico?

ANNA: Partecipare a concorsi e rassegne è un ottimo modo per farsi conoscere ma anche per mettersi alla prova, soprattutto se si tratta di contesti di alto livello, basti pensare al Venerelettrica International Female Rock Festival 2006 di Perugia, dove Paola Turci faceva parte della giuria, al premio De Andrè a Roma, allo Sziget Festival di Budapest. In oltre dieci anni di attività abbiamo partecipato e anche vinto moltissimi concorsi, questo ci ha resi molto preparati sotto diversi punti di vista, soprattutto emotivi: non è facile “gareggiare”, ad esempio, quando devi eseguire solo un brano (come al premio De Andrè) e non hai neanche il tempo di “scaldarti”, è stata una bella palestra che ci ha portato anche a farci conoscere dagli addetti ai lavori e da un pubblico più vasto, oltre la nostra regione. Dopo queste esperienze siamo stati invitati a diversi festival come gruppo ospite. Siamo molto orgogliosi del nostro percorso.

3. Dopo anni di collaborazioni, festival e pubblicazioni nel giugno 2012 avete iniziato a registrare il nuovo disco. Cosa ci potete dire a riguardo? Quali sono le sorprese musicali che i C.F.F. e il Nomade Venerabile ci vogliono regalare?

LOLLO: Sinceramente parlare di “sorprese musicali” oggi è un po’ difficile; molto (forse troppo) è stato detto, musicalmente parlando, tanto che risulta ormai sempre più complicato riuscire a “tirar su” dei pezzi e non ricevere l’inevitabile laconico commento “…bello, mi ricorda questo..” e via discorrendo. In ogni caso sono convinto che questo nuovo lavoro riservi delle sorprese per quanti già ci conoscono. Il senso del disco è legato profondamente al tema del tempo inteso come vissuto personale, da un lato, e come meccanica universale, dall’altro. A questo concetto abbiamo dato una connotazione più forte dal punto di vista sonoro e lirico. I suoni si sono ispessiti e i brani hanno, nella maggior parte dei casi, un taglio più “radiofonico” in termini di durata. Per quanto riguarda i testi abbiamo cercato di sintetizzare i contenuti in maniera da ottenere una liricità più diretta e meno prosaica, culminante in veri e propri “slogan”, tipici anche del nostro background musicale. Anche la scelta del titolo del disco è significativa: ATTRAVERSO. Un titolo che sta ad indicare il passare del tempo con le sue innumerevoli e alterne fortune; ma sta anche a significare il passaggio da una fase della vita di questo gruppo, ad un’altra. Del resto questo lavoro è lo specchio di questa band per come è oggi, con i suoi mutamenti, le sue vittorie, le sue sconfitte, le sue speranze. Un viaggio verso il futuro ma tenendo ben impressa nella memoria la strada percorsa.

“Attraverso”: l’arrivo del nuovo album

C.F.F. e il Nomade Venerabile - Attraverso - Artwork
C.F.F. e il Nomade Venerabile – Attraverso – Artwork

I C.F.F. e il Nomade Venerabile pubblicheranno nel 2013 “Attraverso“, un album che la band sottolinea come molto importante. La band ha annunciato anche che tornerà sui palchi a quasi due anni di distanza dall’ultimo concerto, vero e proprio. Il passato è stato sicuramente attraversato da periodi molto densi di dubbi e di paure ma la band annuncia di essere tornata in grandissima forma. In questi momenti complicati e duri è nata la cosiddetta scintilla della creazione. Vi lasciamo con l’ascolto di alcuni dei brani dei C.F.F. e il Nomade Venerabile, in attesa di “Attraverso”.

Concludiamo con una citazione che i C.F.F. e il Nomade Venerabile amano proporre: “I C.F.F. sono per me uno dei migliori gruppi in Italia, con una grande forza e abnegazione”, parole di Paolo Benvegnù.

Formazione:

  • Vanni La Guardia
  • Anna Maria Stasi
  • Anna Surico
  • Fabrizio Lavegas
  • Lorenzo Valle
  • Anna Moscatelli

Presenza Web:

 

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

 

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.