Giorno della Memoria: da Guccini a Dylan per ricordare la Shoah

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Holocaust - Mahmal © Sean Gallup/GettyImages

“Per non dimenticare” sembra essere l’unica frase giusta in certi momenti, o almeno l’unico modo per far si che certe cose non siano dimenticate, o non siano messe da parte facendo finta di nulla. La giornata della memoria è uno di quegli avvenimenti che ogni anno dovrebbe trovare sempre più ragione d’esistere, perché a distanza di 68 anni, alcune atrocità e la freddezza con le quali sono stati vissuti certi periodi echeggiano ancora nel nostro quotidiano. Il ricordo come strumento di denuncia è l’unica soluzione e servirsi di tutti i mezzi necessari per non dimenticare tutte le atrocità di quel terribile periodo e di tanti altri momenti storici rientra tra i comportamenti più nobili dell’esistenza di un essere umano. Il 27 gennaio è il giorno della memoria, e il giorno in cui ricordiamo quanto un essere umano abbia potuto subire da un altro essere umano, senza motivo e senza privilegio alcuno, è il giorno in cui ricordiamo la strage dell’olocausto. Noi tutti siamo uguali, tutti gli esseri umani godono degli stessi diritti, o almeno così dovrebbe essere. Impensabile quanto un altro essere umano possa prevalere su di un altro calpestandolo nell’anima della sua dignità. Impensabile se solo non avessimo conosciuto certe atrocità, e se solo non le avessimo toccate con mano. Purtroppo l’essere umano in quanto tale è stato vittima e carnefice, e vivrà per sempre con un peso sull’anima per aver commesso tali orrori, proprio contro il suo stesso sangue e la sua stessa specie. Il giorno della memoria serve a non farci mai dimenticare quello di cui possiamo essere capaci e quello di cui non dovremmo assolutamente essere capaci, il giorno della memoria non è solo un giorno prestabilito da calendario, ma è, seppur un luogo comune, ogni giorno, in ogniddove, in ogni momento della nostra giornata.

Holocaust - Mahmal © Sean Gallup/GettyImages
Holocaust – Mahmal © Sean Gallup/GettyImages

Nel corso degli anni quel periodo buio è stato ricordato in tanti modi, è stato raccontato da tante persone, da diretti testimoni o solo da chi, dall’animo sensibilmente artistico ha voluto dedicare un attimo della propria esistenza al ricordo di tante vittime innocenti. La musica può fare tanto, e come in tutte le occasioni sembra essere il modo meno doloroso per rivivere alcuni momenti drammatici. La musica ha sempre fatto tanto, ha sempre allietato freddi e cupi momenti con melodie addolcite, ha sempre riportato a galla tutti gli episodi più bui della storia raccontandoli attraverso gli occhi e le parole di vari musicisti, i quali servendosi della propria dote artistica hanno saputo dare parola a chi probabilmente di parole non ne aveva più. La Shoah è il momento più drammatico della storia dell’essere umano in assoluto, e non dovrà mai finire nel dimenticatoio: il racconto di quei giorni dovrà arrivare fino ai nostri nipoti, per poi tramandarlo ai loro di nipoti, “per non dimenticare” e “per non ripetere” mai lo stesso errore. Nel testo di “Auschwitz” cantata da Guccini rivive il racconto di un ragazzino, che vittima dei campi di concentramento racconta di una vita trascorsa nel vento, in quanto cenere, in quanto martire innocente. L’unico colpevole è l’uomo, che probabilmente non avrà ai modo di riscattarsi, ma che potrà solo scontare la sua pena tramandando il racconto avanti negli anni. La musica italiana ha contribuito tantissimo al “ricordo” di un così drammatico momento, e il brano al quale abbiamo fatto riferimento prima, seppur avendo un titolo eloquente, andando avanti nel testo mostra frasi sempre più drammatiche e mai abbastanza da poter raccontare le atrocità vissute nei campi di concentramento. L’uomo è strumento della sua cattiveria, e mai avrà occasione di potersi rendere libero. La libertà e i diritti umani sono argomenti all’ordine del giorno nel panorama musicale, e quale testo meglio di “Blowing in The Wind” potrà renderci consapevoli di tale dono? Bob Dylan ne parlava nel 1962, ma ancora oggi le sue parole sono attuali, e probabilmente lo erano anche nel 1945, quando l’uomo fu spogliato della sua dignità. La musica ci offre l’occasione di identificarci in alcuni suoni e parole, che al di là del periodo storico di appartenenza, saranno eternamente valide, e ci permetteranno di ricordare tanti avvenimenti piacevoli e altri poco piacevoli anche in momenti molto lontani dalla loro nascita. La musica ci offre l’occasione di non dimenticare e di non far dimenticare, ci dona l’occasione in più, la seconda chance, per non dimenticare e per non perseverare nel terrore e nella paura.

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