
Papa: nome a sorpresa (www.melodicamente.com)
Con l’annuncio solenne della fumata bianca sopra la Cappella Sistina, la Chiesa cattolica ha ufficialmente un nuovo Papa.
Dopo giorni di preghiera, riflessione e votazioni, i cardinali riuniti in Conclave hanno scelto il successore di San Pietro, dando avvio a un nuovo pontificato. Ma perché esiste il Conclave? Come funziona davvero questo processo antico e carico di significato? E che valore ha, ancora oggi, la celebre fumata bianca?
Poco più di 24 ore, dal pomeriggio di ieri fino alle 18 di oggi, con quattro votazioni complessive: i tempi dell’elezione del nuovo Papa si collocano perfettamente nella media delle ultime elezioni pontificie. Anche in passato, infatti, diversi Pontefici sono stati scelti al quarto scrutinio. È il caso di Albino Luciani, Papa Giovanni Paolo I, eletto il 26 agosto 1978 e destinato a un pontificato brevissimo di soli 33 giorni, e di Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, eletto anch’egli al secondo giorno di Conclave, il 19 aprile 2005.
Nel 2013, invece, per l’elezione di Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco, fu necessaria una votazione in più: la fumata bianca arrivò la sera, al termine del quinto scrutinio. I Conclavi più rapidi dell’epoca moderna restano però quelli del 1878, con l’elezione di Papa Leone XIII, e del 1939, che portò al soglio pontificio il favorito Eugenio Pacelli, futuro Pio XII: entrambi si conclusero dopo soli tre scrutini. Il Conclave più lungo, invece, fu quello del 1922, che richiese cinque giorni e ben 14 votazioni prima di giungere all’elezione di Papa Pio XI.
Il nuovo Papa
Il termine Conclave deriva dal latino cum clave, cioè “chiuso a chiave”. È così che, sin dal 1274, i cardinali si riuniscono in un’assemblea riservata, isolati dal mondo esterno, per eleggere il nuovo Pontefice. Questo metodo nacque per evitare pressioni politiche e garantire che la scelta fosse ispirata solo dalla preghiera e dal bene della Chiesa universale.

Durante il Conclave, che si svolge nella Cappella Sistina in Vaticano, ogni cardinale elettore (attualmente sono circa 120, tutti con meno di 80 anni) ha diritto a votare. Si tengono fino a quattro votazioni al giorno: due al mattino e due al pomeriggio. Per eleggere il Papa è necessaria una maggioranza qualificata dei due terzi. Le schede votate vengono poi bruciate in una stufa, dando origine al segnale che tutti attendono.
Se l’elezione non ha ancora avuto successo, dal comignolo della Sistina esce una fumata nera, prodotta aggiungendo sostanze chimiche alla carta bruciata. È il segnale che l’attesa continua. Ma quando un cardinale raggiunge il numero sufficiente di voti ed accetta l’incarico, le schede vengono bruciate con una miscela che produce una fumata bianca. È un momento emozionante: la folla riunita in Piazza San Pietro esplode in un applauso, mentre le campane suonano a festa.
Questo gesto antico è rimasto immutato nei secoli, nonostante l’avvento di internet, dei media e dei social. Perché la fumata bianca non è solo un segnale: è un rito, un simbolo visivo che racchiude in sé spiritualità, storia e tradizione. È il punto d’incontro tra il mistero della fede e la visibilità pubblica della Chiesa.
E ora, con il nuovo Papa, affacciatosi al balcone dopo il fatidico “Habemus Papam”, il mondo cattolico si prepara a a scoprire come sarà questo nuovo corso: un momento che porta con sé speranza, unità e un rinnovato senso di missione. Per affrontare tutto ciò il nuovo pontefice ha scelto il nome Leone XIV.