
La trasformazione del Reddito di cittadinanza: cosa è cambiato realmente (www.melodicamente.com)
Il Reddito di cittadinanza torna ufficialmente in tutta Italia nonostante le trasformazioni e le evoluzioni normative.
Il Reddito di cittadinanza è stato una delle iniziative più dibattute della storia recente italiana. Nato con l’intento di fornire un sostegno economico ai nuclei familiari in difficoltà, accompagnato da percorsi di politiche attive per il reinserimento nel mercato del lavoro, il sussidio è stato spesso al centro di controversie mediatiche e politiche. La misura ha pagato il prezzo di una narrazione polarizzata, che ne ha enfatizzato soprattutto i casi di abuso e le critiche sul presunto disincentivo al lavoro.
Con l’avvento del governo Meloni, il Reddito di cittadinanza non è stato cancellato ma sostituito da due strumenti principali: l’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro. Questi strumenti mantengono gli obiettivi originari di assistenza e inclusione, ma con criteri più restrittivi per quanto riguarda la componente occupabile del nucleo familiare. In particolare, è stato escluso dal beneficio chi è ritenuto in condizione di poter lavorare, con la conseguenza che molte famiglie ricevono importi inferiori rispetto al vecchio Reddito di cittadinanza, pur avendo accesso a percorsi obbligatori di formazione e orientamento al lavoro.
Un aspetto cruciale è che alcune famiglie possono percepire contemporaneamente l’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro, arrivando in certi casi a ricevere un sostegno economico addirittura superiore rispetto al Reddito di cittadinanza originale.
Critiche, risultati e percezioni: un confronto tra vecchio e nuovo sistema
Le critiche più frequenti al Reddito di cittadinanza riguardavano la presunta inefficacia nel favorire il reinserimento lavorativo e la diffusione di abusi. Tuttavia, dati recenti forniti dalla ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, mostrano che circa il 26% dei nuclei familiari beneficiari ha registrato almeno un componente occupato, una percentuale sostanzialmente in linea con quella ottenuta negli anni precedenti, tra il 19% e il 34%, a seconda delle esclusioni e delle specifiche categorie.
Questi numeri si sono raggiunti anche in anni segnati dalla crisi pandemica, smentendo l’immagine stereotipata dei percettori come persone “sfaticate”. Il vero nodo irrisolto riguarda tuttavia la precarietà del lavoro che viene offerto: oltre la metà dei contratti attivati dura meno di tre mesi, e la situazione non è migliorata con le nuove misure.
Dal punto di vista mediatico, la narrazione è cambiata: mentre le truffe legate al Reddito di cittadinanza venivano amplificate e usate come argomento politico, episodi analoghi legati all’Assegno di inclusione ricevono minor risalto. Ad esempio, una recente indagine della Guardia di Finanza di Trieste ha scoperto una truffa da 200.000 euro riguardante 36 persone che hanno percepito indebitamente sia il Reddito di cittadinanza sia l’Assegno di inclusione, ma la notizia è passata quasi inosservata sui media.

Nel 2025, con la legge di Bilancio, sono stati potenziati gli importi dell’Assegno di inclusione e aumentate le soglie di reddito per accedervi, ampliando così la platea dei beneficiari. Anche il Supporto per la formazione e il lavoro è stato incrementato da 350 a 500 euro mensili, con una durata iniziale di 12 mesi prorogabile fino a 24.
Una novità in fase di discussione riguarda il superamento del periodo di sospensione di un mese che segue la scadenza dell’Assegno o del Reddito di cittadinanza prima di poter presentare una nuova domanda. Il governo Meloni sta valutando l’introduzione di un bonus temporaneo, fino a 500 euro, per le famiglie che restano senza sostegno durante questo intervallo, una misura che in passato avrebbe suscitato polemiche ma che oggi sembra essere accolta con minor clamore.
È evidente, quindi, come la differenza più significativa tra ieri e oggi risieda nella comunicazione politica e nella percezione pubblica. Le misure di sostegno alla povertà non sono mai scomparse, ma hanno assunto nuovi nomi e modalità di erogazione, con un racconto pubblico meno conflittuale e più pragmatico.