Il rock intimista e lontano dai riflettori dei Medulla

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Al ritorno dalle vacanze gli occhi della Redazione di MelodicaMente si sono soffermati sui Medulla per far ripartire il nostro progetto The Passenger. Ma chi sono i Medulla?
I Medulla nascono nell’ottobre del 2008 a Milano grazie all’opera di Michele Andrea Scalzo che cerca dei membri per formare una band e dare vita alle sue canzoni. Recluta il chitarrista Simone Palmieri, il batterista Marco Antonucci ed il bassista Marco Piconese e comincia a girare e a farsi conoscere ottenendo un largo consenso che lo porta ad un cambio di lineup (fuori Simone Palmieri dentro la tastierista Carlotta Divitini) ed alla realizzazione di un disco autoprodotto “Introspettri” sotto la supervisione artistica di Oliviero “Olly” Riva (Shandon, The Fire, Rezophonic).
Oltre all’album presentano il video estratto dal primo singolo “Il gancio da macellaio” e dal second singolo “Favola noir”. Nel Dicembre del 2012 Marco Antonucci decide di lasciare la band e viene rimpiazzato da December 2012 there was a change in the line-up, Marco Antonucci decided to leave the band, and Giuseppe Brambo Brambilla (Madeleine, former U2 Zen Garden). Dopo un lungo lavoro in studio nel Marzo del 2014 esce il loro secondo disco, “Camera oscura” registrato al Rocker Studio di Sesto San Giovanni (MI) e mixato sempre da Oliviero “Olly” Riva. Noi di MelodicaMente abbiamo deciso di intervistarli ed ascoltare la loro musica così particolare.

Medulla | Foto fornita dalla band
Medulla | Foto fornita dalla band

A tu per tu con i Medulla

Il progetto musicale Medulla nasce nel 2008 grazie all’idea di Michele Andrea Scalzo e da allora, grazie ai compagni di viaggio trovati per strada, siete arrivati fino ad oggi, al secondo disco “Camera oscura”. Di cosa parla questo vostro ultimo album?
Camera Oscura è il tentativo di scattare delle istantanee sul mondo interiore (nelle zone più in penombra), cerca di creare delle immagini reali e dei racconti su stati d’animo che, per loro stesso essere, non hanno dei contorni così netti. Guardiamo al lato più intimo e sommerso, quello che in un mondo esterno in cui “devo aver successo e mostrarmi sorridente” spesso rimane solamente nella nostra camera da letto, o allo specchio con noi stessi.
Al primo ascolto nella vostra musica la fusione tra rock cupo, cantutorato ed elettronica ricorda alcuni gruppi come i Siberia ed i Massimo Volume. A cosa vi siete ispirati per la vostra musica? Ci sono degli artisti che considerate fonte di ispirazione?
Questo accostamento ci viene proposto spesso ma se dobbiamo esser sinceri arriviamo da altre vie. Il fatto è che quando ti trovi con in mano lo strumento, le cose che suoni ti piacciono hanno quel mood e lo segui, insegui, e tieni quelle parti. Tanto vale anche per i testi, che per quanto siano a detta di alcuni “polverosi” per il loro italiano, è molto difficile che scriva o tenga scritti diversi (NdR michele). Le fonti d’ispirazione quindi sono molteplici (dalla classica all’elettronica per dire i due poli opposti) e appunto non per forza di genere, citare qualcuno vorrebbe dire escludere tanti (troppi) altri.
Ora che “Camera Oscura” è fuori da qualche mese, quali sono i progetti futuri per i Medulla? State già lavorando a del nuovo materiale o state prediligendo la dimensione live?
In questi primi mesi stiamo prediligendo la dimensione live, dopo tanti mesi di reclusione in sala prove e poi in studio ne abbiamo una voglia smodata, anche perché è un mondo a parte rispetto al disco. Arriviamo anche da una serie di date fatte in giro per le piazze del centro sud con il set acustico, un’esperienza molto intensa in cui abbiam conosciuto un sacco di gente e questo da morale sull’andare avanti. Ma da questo inverno affiancheremo alla dimensione live la stesura del nuovo materiale, la voglia c’è, è stato un anno talmente pieno di vissuti che dobbiamo solo “aprire la diga” e lasciar scorrere i pensieri.

COVER CAMERA OSCURA MEDULLA web
Medulla – Camera Oscura – Artwork

“Camera oscura”: la recensione e l’ascolto

I Medulla si autodefiniscono musicisti di Dark Cabaret / Cantautoriale Disturbato e dall’ascolto di “Camera oscura” questa definizione risulta a dir poco calzante. Il primo brano, “La Bestia“, fa subito entrare in un mondo fatto di rock mescolato tastiere sintetiche e batterie molto presenti, con tanto di intermezzo parlato dal vago sentore dark e che richiama alla mente esempi come Massimo Volume, Monkey Momo e The Machine Orchestra, Diaframma, CCCP-Fedeli alla Linea fino ai Baustelle. Il disco è molto solido al di là delle atmosfere un po’ naif e alternative e le chitarre e synth creano insieme alla batteria una ossatura robusta e ben precisa, che porta l’ascoltatore a godersi brani come “Il limite” o “La polvere” mentre colpisce la nenia gotica e particolare di “La filastrocca” ed il pianoforte introspettivo di “La notte“, quasi una confessione al chiaro di luna. Al di là di alcuni episodi più deboli del disco, “Camera oscura” prosegue per una sua rotta quasi vintage fino al finale semplice ma estremamente efficace di “La tenebra“, brano che chiude degnamente questo album.

Un album prodotto bene e suonato altrettanto bene, che sta in piedi da solo e che sa essere anche coinvolgente e che mostra una band che non ha paura di esplorare con i testi il lato non visto della vita e che crediamo nei prossimi anni potrà continuare a crescere puntando sui punti di forza come la voce calda e l’uso del pianoforte.

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