Qualche volta, nel panorama musicale italiano, nasce un gruppo diverso, un gruppo che quando lo ascolti ti chiedi per quale motivo sia nato in Italia e non Inghilterra o in America, patrie musicali ben più adatte a quella musica.
Mi feci anni fa la stessa domanda quando sentii per la prima volta la musica degli Scisma. E questa domanda me la sono rifatta qualche giorno fa ascoltando il disco dei VioladiMarte.
Il progetto musicale VioladiMarte nasce agli inizi del 2010 dall’incontro di cinque musicisti provenienti da progetti musicali di diversa estrazione: Joe Santelli (Voce e chitarra) e Paolo Chiaia (Rhodes e Synth) provenienti dai Tears and Rage, Stefano Amato (violoncello e chitarra) proveniente dai Brunori Sas, Marco Verteramo ex-bassista dei Konsentia e Maurizio Mirabelli, ex-batterista della Spasulati Band e degli Amanita Jazz.
Cinque personaggi con alle spalle storie musicali anche molto diverse tra loro, ma uniti dalla passione comune per la musica cosiddetta “non convenzionale” e che hanno deciso di dare vita ad un disco dal gusto molto personale, cantato rigorosamente in italiano (un banco di prova ulteriore, quindi) ma dal sapore molto anglosassone.
Cinque musicisti che hanno deciso di entrare in studio registrando 10 tracce in presa diretta e poi affidando il lavoro in una fase successiva alle sapienti mani di Daniele Grasso (Afterhours, Cesare Basile, Greg Dulli, John Parish).
Il disco di esordio dei VioladiMarte, “La sindrome dei Panda“, prende spunto da un certo rock esistenziale per dipanarsi in un concept-album di 10 tracce tutto incentrato sulla paura e sull’apatia che ormai sono una costante del nostro vivere quotidiano.
Per questo la scelta dei panda, un animale che è a rischio di estinzione e che lo stesso vive docilmente, senza conformarsi al mondo ma quasi lasciandosi andare, figlio della sua lentezza.
Il disco dei VioladiMarte si dipana attraverso 10 tracce di un indie rock d’autore dove a guidarci tra i testi ermetici e sognatori è la voce di Santelli.
Il primo pezzo, “Lacrime di vetro“, è un ottimo ingresso per il disco, nonchè uno dei pezzi migliori di tutto l’album, un bel rock duro quanto basta. Dopo ecco comparire come una piccola magia “Alberi d’amianto“, forse la canzone migliore dei VdM, con una melodia che resta appiccicata ed un testo bellissimo (“Chiuderai le ali perchè hai paura di scoprire che fallire ti rende normale…“).
Dagli alberi passiamo al dolore di dentro, a quel male che procurano gli altri, quel “Male di te” così ben descritto dalle chitarre distorte e dal rhodes di sottofondo, canzone che riserva anche una bellissima appendice strumentale. La frenesia lascia il passo alla chitarra classica e ad una batteria in controtempo che disegna la canzone “L’anestetico“. La quinta canzone del disco, “Paragioia“, è stata quella scelta per il video di presentazione del disco, canzone molto particolare, forse un po’ troppo complicata a livello di testo.
Si prosegue sul filone esistenziale e ci troviamo di fronte a “Madeleine“, una dolcissima canzone d’amore che ricorda nelle sonorità alcuni pezzi dei Radiohead e che si lascia piacevolmente ascoltare, con suoni quasi da carillon, quasi da accarezzare con le mani. Ma è solo un attimo e subito dopo si riparte con la chitarra distorta di “A Testa in Giù” e tutto di un fiato si scende ne “La Vertigine” di un riscatto, di una idea, di un qualcosa che solo i loro strumenti sanno donarci.
“Il tempo non sente” ci accoglie con la sua marcetta legata all’hammond e alla domanda fatta alla persona amata di rimanerci accanto, di difenderci, di amarci… ed il disco si chiude con lo stranissimo pezzo “Trollmors“, una filastrocca in una lingua incomprensibile che ricorda molto da vicino “Jag ser” di Daniele Sepe.
Che dire, il disco è davvero molto bello e colpisce per alcune canzoni davvero eccellenti, soprattutto se consideriamo che sono state registrate in presa diretta e che questa è l’opera prima di una formazione che si preannuncia davvero interessante.
VioladiMarte, “La sindrome dei Panda” – Tracklist
1. Lacrime di Vetro Blu
2. Alberi d’Amianto
3. Male di Te
4. L’Anestetico
5. Paragioia
6. Madeleine
7. A Testa in giù
8. La Vertigine
9. Il Tempo non Sente
10. Trollmors
Dite la vostra!
La lingua incomprensibile di Trollmors e’ in realta’ Norvegese…e le lacrime di vetro sono BLU!!!
ottima recensione per un grandissimo album!!!
Bella recensione. Questo gruppo si farà strada. Almeno lo spero per loro perchè se lo meritano.
Deve essere molto bello…