Amarcord: “Vittoria”. La recensione

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Vittoria” è il disco di esordio degli Amarcord, formazione rock fiorentina composta da Francesco Mucè alla voce, Marco Ventrice alla chitarra e seconde voci, Giovanni Mazzanti alla chitarra, Riccardo Rimei alla batteria, e Gabriele Burroni al basso. Il gruppo ha scelto il suo nome dal celebre film di Fellini e la parola è una contrazione di un’espressione che significa “mi ricordo” in dialetto romagnolo, una scelta tesa a sottolineare l’importanza e la centralità del tema della memoria.

Gli Amarcord arrivano a questo disco di esordio dopo aver partecipato con successo a diversi festival musicali italiani (tra cui Premio De André, Rock Contest, Emergenza Festival, Sanremo Rock e molti altri, piazzandosi sempre nei primi posti e accedendo per due volte alla finale delle selezioni discografiche di Sanremo
Giovani) e il progetto musicale, pubblicato per l’etichetta Clinica Dischi, vede 11 canzoni per 40 minuti di musica. Il disco è stato registrato, mixato e masterizzato presso il FirstlineStudio di Follonica da Alex Marton
che, insieme alla band, lo ha prodotto.

La band ha presentato il suo esordio lanciando il suo singolo “Il vostro gioco” in questo modo: “Non si tratta di vincere o di perdere, la società di oggi sembra che ci dica che non valga la pena nemmeno partecipare. ‘Il vostro gioco’ è una canzone che parla di falsi bisogni da soddisfare continuamente, di momenti in cui i silenzi degli altri si fanno pesanti come le aspettative da rispettare. Abbiamo sempre più bisogno di fermarci a tirare il fiato per combattere un malessere che alla lunga diventa nocivo per noi e per chi ci sta attorno”.

Ma ora parliamo della musica e partiamo dall’inizio, ovvero da “Balene“, il primo pezzo del disco; l’eco ci introduce una canzone in cui si parla di amore con molto realismo e dove troviamo subito uno dei grossi limiti del disco: la concordanza tra musica e testo. La musica del brano è un ottimo rock ma spesso le parole si trovano a rincorrere le note e ciò non è una cosa bellissima, alla lunga. Con la ballad “Tutti fermi“, un pezzo sui problemi di questa generazione, si ha lo stesso problema ma la struttura della canzone assorbe il colpo ed il pezzo è molto piacevole.

copertina
Amarcord – “Vittoria” – Cover

Corde amare” è un rock che richiama molto alla mente i Baustelle sia nella musica che nella tematica affrontata (la gioventù e la morte) mentre in “I nostri discorsi” viene citato Vittorio Arrigoni, attivista morto a Gaza nell’aprile del 2011, famoso per la frase “Restiamo umani“. “Psicosi” è uno dei brani migliori del disco dove si parla di amori, tradimenti, ritorni e non stupisce che questo pezzo abbia vinto il premio “Ernesto De Pascale” del 27° Rock Contest per il miglior brano che meglio coniuga il testo cantato in italiano e la musica.

A metà disco troviamo la title-track che si fa piacevolmente ascoltare e che rimane in mente, raccogliendo una certa eredità del rock italiano melodico ma capace di raccontare storie e sentimenti  e subito dopo ecco il singolo “Il vostro gioco“, un brano che parla di malesseri moderni e di falsi bisogni e della necessità di una rinascita uscendo fuori dagli schemi che ci impone la società: “Sulle mie spalle” è una canzone più lenta ma che mostra una maggiore maturità compositiva e lessicale.

Ci stiamo avviando alla fine del disco e troviamo “Strani giorni“, un rock dettato dalla batteria che colpisce per la struttura musicale diretta e concreta; “DNA” è un bel rockettone carico che parla di rapporti di coppia e di voglia di amore mentre il disco si chiude con “Lucifero o Beatrice“, canzone che più che cantata sembra parlata, con la chitarra leggera a narrare di una moderna serenata: “Non mi importa se c’è Lucifero o Beatrice dentro di te/mi importa che respiri e esisti.”

Vittoria” è un disco d’esordio che cresce alla distanza. Dopo un impatto iniziale non proprio eccellente l’album si riprende alla lunga e mostra una band capace di padroneggiare bene sia il rock melodico all’italiana che una certa maniera di scrivere i testi, sincera e lontana dagli stilemi del pop. Lo stile degli Amarcord è genuino, quasi  primitivo, senza remore e capace di fotografare la realtà di oggi strizzando l’occhio alle tendenze internazionali. Ci sono ancora delle cose da migliorare, come detto sopra, ma crediamo che la strada sia quella giusta.

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