Edenbridge: “The bonding”. La recensione

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edenbridge - "the bonding" - artwork

Per chi è appassionato di heavy metal, nominare gli Edenbridge, band austriaca guidata dalla voce di Sabine Edelsbacher, è citare una storia conosciuta che dura da ben 15 anni: questa band è oggi arrivata al suo nono disco, “The bonding“, registrato per la Napalm Records.

La formazione del centro-europa, attiva dal 1998 e che vede Lanvall (Arne Stockhammer) alla chitarra e tastiere, Dominik Sebastian alla chitarra, Simon Holzknecht al basso e Roland Navratil alla batteria, ha da sempre suonato un heavy metal che includesse nel suo stile anche elementi power metal, progressive, neoclassici e folk.

Il suo nuovo disco, composto da nove canzoni per quasi un’ora di ascolto, non smentisce la storia del gruppo, almeno ad ascoltare la canzone iniziale “Mystic river“, con una parte centrale orchestrale che richiama molto i film di fantasy e di epica, e da “Alight a new tomorrow“, pezzo che ricalca in parte il brano precedente, presentando anch’esso una parte centrale molto strumentale e power.

Star-crossed dreamer” è un pezzo solo voce e chitarra, che mette in risalto la voce di Sabine in maniera perfetta, voce che risalta anche nel brano successivo, “The invisible force“, pezzo che possiamo ascrivere pienamente nel genere heavy metal grazie ai riff di chitarra e al drumming serratissimo, così come possiamo mettere nel filone delle metal ballads “Into a sea of souls”, pezzo lento e trascinante che sicuramente dal vivo renderà al meglio.

edenbridge - "the bonding" - artwork
Edenbridge – “The bonding” – Artwork

Un pianoforte ossessivo ci introduce a “Far out of reach“, altra ballad presente nel disco e che spicca rispetto agli altri pezzi per la sua vena malinconica e per la sua ricercatezza musicale, come dimostra anche la parte centrale del brano, quasi una minisuite presente nel disco. Troppa musica lenta potrebbe far pensare ai fans che gli Edenbridge si stiano addolcendo… ed ecco servita “Shadows of my memory“, pezzo pesantemente metal con tanto di growl iniziale ottimo per l’headbanging.

Gli ultimi due brani del disco sono “Death is not the end“, brano arioso e magnifico che mostra appieno le qualità vocali di Sabine spingendo la sua voce fino al limite e che presenta un buonissimo arpeggio verso la fine del pezzo, e “The bonding“, la tiletrack piazzata curiosamente alla fine e che ci accoglie con un che di tristezza gotica grazie anche alle sue variazioni musicali all’interno del pezzo, dal riff epico al pianoforte triste fino all’acuto sopranile per ben 15 minuti di lunghezza. Un lavorone insomma.

Tra le “femal fronted heavy metal bands“, di certo gli Edenbridge sono tra i gruppi più longevi al momento, visto che festeggiando i 15 anni di attività. Ascoltando il disco si capisce anche perché: la band austriaca suona un metal “contaminato” che ben si adatta alla voce particolare di Sabine e che esalta le abilità tecniche del gruppo, non risultando mai noiosa o banale, ma più dolce rispetto ad altri gruppi che affollano questo genere, come dimostrano piccoli capolavori come “Far out of reach” e “Death is not the end”, stupendo alla fine con la cinematografica titletrack.  Un ottimo disco consigliato non solo agli amanti del genere, vista la sua poliedricità.

 

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