KYLE: “Space animals”. La recensione

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E’ uscito “Space Animals“, il secondo album di KYLE (il terzo se si considera il primo EP) per l’etichetta Overdrive Records, a due anni di distanza dal suo predecessore “This is Water“. Il disco, pubblicato dalla Overdrive Records, è in un unico formato comprendente vinile 12”, cd e coupon per scaricare l’album in formato digitale. Il lavoro grafico e di immagine è affidato al Tycho Creative Studio mentre la distribuzione nazionale, digitale e non, sarà a cura di Audioglobe.italiano che fa parte della schiera del nuovo cantautorato italiano.

Rispetto al lavoro precedente (che abbiamo recensito al tempo) qualcosa in questi due anni è decisamente cambiato: il songwriting è sempre saldamente in mano a Michele Alessi (già Captain Quentin, Maisie, Distape), ma la struttura sonora delle 10 tracce che compongono questo nuovo album fa capire che dietro ad esse c’è ora il lavoro di una band vera e propria, con il risultato di un disco più ritmato, variegato e complesso, che si abbandona a sonorità esotiche e movimentate, con l’uso di strumenti come l’ukulele, il mandolino, la farfisa, il wurlitzer e le tastiere rhodes. Il tutto è unito al fatto che i musicisti che accompagnano Michele dal vivo, ovvero Yandro Estrada, Aldo D’Orrico, Ignazio Nisticò e Federico Mari hanno deciso di dire la loro nella fase di arrangiamento del disco.

Il risultato finale, composto da 10 canzoni per una durata di 37 minuti, si può apprezzare subito dalla prima traccia, “Animals“, una canzone simpaticissima, coinvolgente ed estiva che mostra come il sound sia maturato e fino a che punto. Il disco, missato da Carlo Barbagallo e masterizzato dal New Mastering Studio di Milano, prosegue con “Long distance“, brano dal suono ampio e che spiazza un attimo all’inizio per poi colpire con il suo pop d’autore.

Ritmi caraibici e chitarre acustiche si intrecciano in “Before the sun freezes“, dove troviamo anche qualche effetto sonoro elettrico e la tromba finale che impreziosisce la canzone. Il disco è davvero un piccolo gioiellino che preannuncia l’estate, come si capisce ascoltando “Hell is a beautiful place“, pezzo chitarre e voce effettata che cattura l’ascoltatore così come “Sun/Clocks“, dove stavolta l’ukulele la fa da padrona.

KYLE_Space_Animals_cover
KYLE – “Space animals” – Cover

I grilli introducono “Space country“, pezzo che si discosta dal filone principale del lavoro di Kyle: pur usando gli stessi strumenti degli altri brani, la trama musicale del pezzo è ben diversa, quasi sfociando nel country. La discontinuità prosegue con “Right wave“, pezzo velocissimo rispetto alla media del disco e dove si respira un’aria di festa e da sagra di paese anche se i riferimenti sono molto più orientati ai sixties americani.

Ci avviamo alla conclusione del disco e troviamo “The fine art of going insane“, con le rhodes che sottolineano la pazzia di cui si narra nel testo e che troviamo anche in alcuni controtempi nel pezzo (il più lungo di tutto “Space Animals”): dalla mente umana torniamo allo spazio con “Stars remover” e con la sua chitarra acustica per concludere con i ritmi pacati e sereni di “Warning“, che nonostante il titolo è una canzone dolcissima e chiude degnamente il disco con la sua batteria e con le sue voci a cappella.

In “Space Animals” si canta di costellazioni, di vuoti spaziali e di vuoti interiori, di partenze e di arrivi, di stelle e di nuvole e di tante altre cose. E se ne parla bene, visto che rispetto al disco precedente, molto bello ma forse un po’ troppo umbratile, qui troviamo una scrittura più matura, più solare e che riesce a sfruttare appieno il filone creativo di Michele per sfornare un lavoro discografico meritorio di citazione sia per leggerezza che per coinvolgimento dell’ascoltatore. Un piccolo gioeillino da portarsi in vacanza e con cui stupire gli amici (segnalo su tutte “Animals” e “Hell is a beautiful place”). Un piccolo frammento di spazio nelle vostre mani che forse non vi porterà a distruggere stelle o negli abissi dell’universo, ma in un’altra dimensione fatta di musica, sole e divertimento sicuramente sì.

 

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