Patrick Wolf: “Lupercalia”. La Recensione

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Patrick Wolf - "Lupercalia" - Artwork

La complessità musicale di Patrick Wolf, ammirato musicista inglese, ha raggiunto il culmine con il nuovo disco, in uscita il 20 Giugno 2011, dal titolo “Lupercalia“. A due anni di distanza da “The Bachelor” ecco il nuovo, attesissimo disco, che divide il pubblico già da subito: alcuni potranno immediatamente percepire il diverso suono che funge da filo conduttore all’interno delle canzoni. Il sound di Patrick Wolf si percepisce ma in maniera più semplificata, quasi un’estremizzazione dei concetti fondamentali del musicista britannico, senza portare con sé i lati più reconditi espressi nel precedente lavoro. Già a partire dal titolo, emerge il significato puro e semplice del disco: un atto purificatorio verso la luce e la libertà; anche la copertina esprime molto bene il concetto, Patrick Wolf è ritratto solo, in primo piano e, dietro, semplicemente un tono bianco uniforme. Il bianco sembrerebbe fungere da antitesi ma così non è, invece, poiché fin dalla prima canzone “The City” si percepisce che finalmente Patrick Wolf ha trovato una propria dimensione oltre che musicale, sentimentale. Le emozioni sono al centro delle canzoni, di cui alcuni video sono già stati resi disponibili in rete da parecchio giorni. L’artwork e tracklist di Lupercalia è la seguente:

patrick wolf lupercalia
Patrick Wolf - "Lupercalia" - Artwork

  1. The City
  2. House
  3. Bermondsey Street
  4. The Future
  5. Armistice
  6. William
  7. Time Of My Life
  8. The Days
  9. Slow Motion
  10. Together
  11. The Falcons

L’impianto musicale è molto forte: gli archi uniti al pianoforte hanno sempre un ruolo di primo piano ma il suono che né deriva funge quasi da spartiacque rispetto ai precedenti lavori di Wolf, come abbiamo precedentemente citato. L’amore è il tema centrale sia della pittorica ed entusiasmante “Time Of My Life” così come in “William” e in “Together“. Patrick Wolf sembra aver acquisito una nuova dimensione e con coraggio ha deciso di esprimerle in modo lineare e immediato. I fan più accaniti del cantautore britannico sono rimasti molto perplessi al primo ascolto poiché la musicalità complessa, caleidoscopica, quasi psichedelica che aveva caratterizzato il primo Wolf è totalmente assente in Lupercalia. Si potrebbe definire questo nuovo cd come la nascita di un secondo momento musicale, un secondo Patrick Wolf che ha ritrovato coraggio in sé stesso trovando l’armonia per esprimere un amore felice, finalmente felice. Questa seconda parentesi musicale offre malinconia e sentimento, forse, davvero semplificato rispetto alle precedenti musiche di Wolf ma interessanti, davvero interessanti. L’ascolto di questo disco non dovrebbe seguire un mero giudizio stilistico: la complessità musicale di Wolf è totalmente sparita in cambio di una complessità più melodica. I ritornelli delle canzoni sono immediatamente percepibili. Sembra quasi che fin dal primo ascolto, “The City” ad esempio, si può eleggere come canzone dell’estate “alternativa”: “I Won’t let the city destroy our love Won’t let the city destroy my love Won’t let no mistake take the roof from off our heads No I Won’t let this city destroy us Won’t let the city destroy our love”. L’assolo di sax è quasi una continuazione della parole non dette, una melodia struggente e malinconica. Giudicato sotto le aspettative, per alto molto alte, da parte di critici e fan, “Lupercalia” non ha vie di mezzo e si appresta ad essere considerato il lavoro intimo per eccellenza di Patrick Wolf. Personalmente, ritengo che per ascoltare “correttamente” questo disco sia necessario partire senza alcuna aspettativa di continuazione dei dischi precedenti: il sound è profondamente diverso ma nello stesso tempo, giunto al quinto lavoro, Patrick Wolf ha raggiunto una fase di maturazione stilistica, musicale ma soprattutto, in questo caso, sentimentale. Giudicare “Lupercalia” un cd semplicistico e forzatamente più pop, senza tener conto della situazione personale del cantautore inglese, sarebbe come decontestualizzare un personaggio letterario. Un suono pulito, meno riflessivo, meno complesso e soprattutto più solare, quasi, viene voglia di cantare gli inni d’amore perduto e ritrovato insieme alla voce pulita di Patrick Wolf. Un disco che probabilmente sarà un unicum nella discografia del musicista e, anche per questo motivo, da apprezzare senza critiche forzate. Voto: 7

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