Addio a Ravi Shankar, padre della World Music. Ispirò Beatles e Stones

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Ravi Shankar
Ravi Shankar | © Express Newspapers/Getty Images

Ravi Shankar nato a Varanasi il 7 aprile 1920 si è spento a San Diego l’11 Dicembre 2012. Novantadue anni per il musicista indiano che all’unanimità è riconosciuto come uno dei suonatori più accreditati di sitar, sicuramente quello più conosciuto a livello mondiale. Detto “The Godfather of Sitar”, Ravi Shankar è divenuto noto al mondo dopo aver partecipato a diversi festival di importanza globale come il Monterey e soprattutto l’indimenticabile Woodstock, del 1969. Shankar ha ottenuto nel corso della propria carriera ben due Grammy, pur proponendo una musica molto particolare. Compositore, scrittore e grande amico di George Harrison, con lui ha collaborato per diverso tempo e fu proprio Harrison a dargli il nomignolo di “Godfather of World Music”.

Leggenda vuole che Ravi Shankar abbia diversi figli, alcuni noti altri meno fra cui vi sarebbe anche Norah Jones, che Ravi non ha però mai riconosciuto ufficialmente seppur il DNA non menta. Norah Jones, infatti, è cresciuta solo con la madre Sue Jones, cantante di musica soul, che ha saputo trasmettere a Norah, fin da bambina, l’amore per la musica.

Il musicista indiano si è spento negli Stati Uniti in seguito ad un’operazione chirurgica. Di lui rimane la sua musica che può essere racchiusa nel profondo amore verso il sitar, tipico strumento a corde indiano. Ambasciatore culturale dell’India, la musica di Ravi Shankar ha influenzato molto i Beatles e anche i Rolling Stones. Nel 1974 Ravi Shankar ebbe un infarto causato da un ritmo troppo stressante di vita, divisa fra le molte tournée in giro per il mondo. Il musicista indiano, come abbiamo già detto nell’introduzione, ha partecipato ad una moltitudine di eventi esibendosi anche alla Casa Bianca su invito del presidente di allora Gerald Ford.

Ravi Shankar
Ravi Shankar | © Express Newspapers/Getty Images

Il leggendario suonatore di sitar si è spento a San Diego, in California, dove risiedeva da tempo in seguito ad una operazione al cuore avvenuta lo scorso giovedì. Da quel momento Ravi Shankar non si era mai ripreso del tutto, avanzando complicazioni varie fino al peggioramento delle condizioni di salute e alla scomparsa avvenuta nella sera di Martedì 11 Dicembre. Ispiratore di Beatles e Rolling Stone, profondo amico di George Harrison, Ravi Shankar ha dedicato la sua vita alla musica e al suo paese grazie a continui eventi di beneficenza.

Diventato un vero e proprio simbolo della cultura e della musica indiana, Ravi Shankar fu profondamente amato anche in occidente. Particolarmente legato alla figlia Anoushka, anche lei musicista di sitar, Ravi Shankar ha composto anche la colonna sonora del film Gandhi e nella sua vita, oltre alle influenze già citate, ha collaborato anche con diversi musicisti di prestigio internazionale come il compositore americano Philip Glass e il violinista Yehudi Menuhin.

Nel 1957, il “Time” affermò che i live di Ravi Shankar erano un’esperienza davanti a cui il mondo Occidentale si trovava letteralmente spaesato ma, anche profondamente colpito dalla sua sensibilità. Una sensazione che si contrapponeva e si mischiava alla barriera contro cui il musicista combatté per tutta la sua vita, una barriera che in qualche modo Ravi Shankar abbatté grazie al suo sitar. Addio al padre del sitar, addio al padrino della World Music, come molti anni fa affermò George Harrison. Riposa in pace, Ravi.

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