Drink To Me: “S”. La Recensione

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Drink To Me - S - Artwork

I Drink To Me sono italiani, voi l’avreste mai immaginato? Io no. Ad un primo ascolto non sembrerebbe proprio, ma non per una questione di esterofilia, solo perché ultimamente è difficile trovare qualcuno capace di destreggiarsi in un tale genere musicale come lo stanno facendo loro. Si, i Drink To Me sono di Torino, e hanno saputo fare grandi cose fino ad oggi, o meglio fino all’uscita di S, terzo album della band. Hanno saputo fare grandi cose perché di qualità e del tutto diverse rispetto al resto delle produzioni musicali degli ultimi dieci anni. Inevitabile è il riferimento agli Animal Collective, ai quali mi sento immediatamente trasportata dopo l’ascolto di “The Elevator”, per carità in assoluta positività riferendomi al collettivo di Baltimora.
La loro musica ricorda un po’ l’underground elettronico del rock sperimentale degli ultimi cinque anni che comprende M83, Black Moth Super Rainbow e Battles, con chiaro riferimento ad un divertente psych folk dalle sfumature noise. “Space” ci ricorda un po’ il duo della noise garage dark elettronica con una spericolata Alice al comando, i Crystal Castles. La gioia con la quale si affronta l’ascolto di S è alimentata dal fatto che sound del genere non si incontrano facilmente e possono venir fuori solo da grandi idee appartenenti a grandi musicisti.  S è come una linea continua che si intreccia ai suoi stessi brani, all’ecletticità delle melodie, mai incontrate prima d’ora nella discografia italiana.

Drink To Me - S - Artwork
Drink To Me – S – Artwork

 

La seconda parte dell’album inaugurata dal brano “L.A. pt 1″ è chiaramente ispirata dal clubbing ’80 con un’occhiata alla freschezza di Calvin Harris, il quale prima di darsi al pop aveva un particolare interesse per questo tipo di ricercatezza musicale. Al di là di tutto “S” suona un po’ come qualcosa di fluido, concetto rinnovato continuamente dal dropping di fondo alternato a piccole parentesi da “modem”. “Airport Song” presenta un’altra influenza del mondo indie con un’intro molto lenta e una ripresa degna dell’ultimo lavoro discografico Holy Fire a metà tra i vocalizzi degli M83 e il math rock dei Foals, con una conclusione tutta alla Animal Collective di “Merryweather Post Pavilion”.  S ha un carattere internazionale, e in quanto tale ha tutto il rilievo che merita e probabilmente sarà destinato a continuare la stirpe con innumerevoli album in un continuo crescendo di generi e sperimentazioni. Dunque qui troverete tutto ciò di cui avrete bisogno e che probabilmente nessun’altro sarà stato in grado di mettere insieme, almeno in terra nostrana. A quanto pare il genere psichedelico si decide a voler calcare le scene musicali dei prossimi anni, magno cum gaudio.

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