I Gogol Bordello infiammano la notte fiorentina

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Gogol Bordello | © Kevin Winter / Getty Images

L’8 dicembre i Gogol Bordello si sono esibiti all’Auditorium Flog di Firenze con il loro tour acustico, una versione del gruppo quasi inedita, se vogliamo. Eugene Hütz e soci, questa volta cinque al posto di otto, hanno scaldato gli animi del pubblico fiorentino, che ancora una volta li ha accolti con molto entusiasmo. Che siano in acustico oppure no, i Gogol Bordello riescono sempre a far saltare tutti con il loro unico gipsy punk e brani socialmente impegnati, talvolta anche un po’ scorretti, e uno spettacolo carismatico.

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Gogol Bordello | © Kevin Winter / Getty Images

Un po’ di storia dei Gogol Bordello

I componenti del gruppo provengono prevalentemente dall’Europa dell’Est ma si sono formati negli USA, nel 1993 a New York. In molti brani, infatti, viene trattato il tema dell’immigrazione, che ha colpito per primo il leader Eugene Hütz, il quale nel 1986 lasciò l’Ucraina a seguito del disastro di Chernobyl. I Gogol Bordello hanno iniziato a suonare come intrattenitori durante feste e matrimoni per gli emigrati dell’Europa dell’Est negli USA, ma presto hanno ottenuto fama mondiale. Ad apprezzarli particolarmente, tra i più grandi esponenti della musica internazionale, è stata Madonna, che li ha scelti per duettare durante il Live Earth del 2007, con una splendida versione de “La isla bonita” fusa insieme a “Pala tute”. Eugene Hütz oltre ad essere paroliere e parte fondamentale del gruppo, è anche un attore e si è fatto notare soprattutto nel film “Ogni cosa è illuminata” di cui è protagonista al fianco di un occhialuto Elijah Wood.

L’Auditorium Flog, il concerto, lo spirito del pubblico

Penalizzati da un’acustica di pessima qualità e rinchiusi in uno spazio forse un po’ troppo ristretto per la loro energia incontenibile, i Gogol Bordello non si sono lasciati scoraggiare e, saliti sul palco in cinque anziché in otto, hanno suonato generosamente per quasi due ore, regalando pezzi come “My Companjera” e “Pala Tute” e la nota “Start wearing purple”, aperta con una versione tutta gipsy di “Another brick in the wall”. La particolarità di un gruppo come i Gogol Bordello sta, appunto, nel generare musica inedita, un miscuglio di etnie e tradizioni unite sapientemente dal maestro Eugene Hütz, accompagnato da un eccellente seguito di personaggi: Sergey Ryabtsev al violino, aggiuntosi quando la band era già stata formata ma oggi un elemento che rende la loro musica ancor più inconfondibile ed unica; Yury Lemeshev alla fisarmonica, che dà il tocco di folklore necessario, quello che mescola la musica balcanica al sapore di Goran Bregovic con il lontano punk dell’Irlanda dei Pogues, l’Inghilterra dei Clash e la sporca Detroit degli Stooges; gli altri due componenti sono Pedro Erazo-Segovia alle percussioni e Elizabeth Sun per percussioni e voce.

Anche con tre elementi in meno, i Gogol Bordello hanno dato in pasto al pubblico molto materiale per cui saltare e ballare. Con “Wonderlust King” e “Immigraniada” e la scorrettissima “Santa Marinella”, musica che ha il forte sapore dell’Est Europa e dà quasi un senso di nostalgia di tempi mai conosciuti. Il bizzarro gruppo, che live risulta molto più apprezzabile, ha concesso un generosissimo bis. Tutti gli elementi sul palco si trovavano in perfetta sintonia, ma non si può fare a meno di notare il grandioso carisma del baffuto Eugene Hütz che si è scatenato in maniera del tutto naturale. Ci sono band che suonano per “inerzia” ed altre che, dopo anni e anni di palchi e folla urlante, continuano a divertirsi come se fossero sempre agli inizi. I Gogol Bordello appartengono alla seconda categoria. E se il gruppo trasmette tutta la gioia della sua esibizione, il pubblico non farà altro che farsi trascinare ed apprezzare, in attesa di un lieto ritorno. In acustico oppure no, i Gogol Bordello dal vivo sono uno spettacolo imperdibile.

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