Mogwai: “Rave Tapes”. La recensione

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Mogwai - Rave Tapes - Artwork

E’ uscito “Rave tapes“, nuovo disco in studio dei Mogwai, gruppo post-rock scozzese formatosi nel 1996 a Glasgow e che ha ormai all’attivo ben venticinque dischi tra album in studio, colonne sonore, EP ed album live.

La band scozzese, attiva da ormai quasi vent’anni e composta da Stuart Braithwaite (chitarra, voce), Dominic Aitchison (basso e chitarra), Martin Bulloch  (batteria),  John Cummings (chitarra e programmazioni) e Barry Burns (tastiera, chitarra, synth, flauto e cori), ha pubblicato questo disco a distanza di tre anni dal loro ultimo disco “Hardcore Will Never Die, But You Will” ed a distanza di poco meno di un anno dalla colonna sonora del telefilm francese “Les Revenants” e dall’annuncio su Twitter della registrazione di un nuovo disco.

Il nuovo disco dei Mogwai, anticipato il 2 dicembre dalla pubblicazione del video di “The Lord Is Out of Control“, diretto da Antony Crook, è composto da dieci canzoni per 49 minuti di musica e viene introdotto dalla musica rarefatta e sospesa di “Heard about you the last night“, pezzo in pieno stile post rock che dimostra come i Mogwai siano considerati a ragione i mostri sacri di questo genere. Il disco prosegue con le tastiere lisergiche di “Simon Ferocious” e con le chitarre taglienti che disegnano atmosfere al sapore di blues elettrico.

Mogwai - Rave Tapes - Artwork
Mogwai – Rave Tapes – Artwork

L’album prosegue con “Remurdered“, brano dalle atmosfere quasi horror e che ricorda in alcuni passaggi alcuni brani del periodo cupo dei Depeche Mode, anche se poi le chitarre di Braithwaite e Aitchison fanno subito capire che non ci sono ricordi, ma solo nuovi suoni che portano nuova linfa vitale al post rock in un pezzo che sembra una colonna sonora. “Hexon bogon” dimostra come i vecchietti scozzesi sappiano prendere i suoni di gruppi giovani come Giardini di Mirò e Explosions in the Sky per farli loro, digerirli e riproporli in maniera più complessa e matura, con un tappeto di suoni che affascina e avvolge l’ascoltatore.

Il parlato introduce “Repelish” e lo accompagna per tutta la canzone, in un interessante esperimento di canzone parlata, esperimento che in Italia abbiamo ben noto in gruppi come i Massimo Volume e che all’estero trova sfogo in artisti come Nick Drake e Recoil. Con “Master card” troviamo il rock duro e puro portato all’ennesima potenza grazie allo sferragliare delle chitarre, mentre “Deesh” ci riporta su un terreno elettrico e cupo con un brano d’atmosfera e sintetico, una rock suite dalle atmosfere cariche ed incessanti, dettata da una linea basso-batteria che ricorda il cuore di una persona che scappa in preda alla paura.

Blues hour” è il primo piano che presenta una forma canzone vera e propria, con un cantato effettato su di una base dipanata tra le note di un pianoforte che fa scorrere in mente immagini di paesaggi brulli e verdi a vista d’occhio sferzati dal vento freddo dell’autunno: l’organo invece introduce “No medicine for the regret” e “The Lord is out of control“, i due brani conclusivi del disco, brani dal forte impatto evocativo e dalla dura lettura musicale, brani da digerire con calma e senza fretta, aprendo la mente a nuove sfumature musicali.

Rave tapes” si candida già da inizio anno ad essere uno dei migliori dischi del 2014: i Mogwai dimostrano infatti che l’età anagrafica non conta un bel nulla quando si tratta di suonare bene e si ergono per l’ennesima volta come alfieri del post rock attraverso un progetto discografico per i palati forti e che entusiasmerà sia i loro fans che chi ama questo genere musicale scoperto attraverso gruppi più moderni e giovani. Braithwaite e soci non hanno ancora nessuna intenzione di cedere lo scettro. E, aggiungerei io, per fortuna.

 

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