Paola Turci: “Il secondo cuore”. La recensione

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Quanto tempo è passato dal 15 agosto 1993? Per qualcuno solo 24 anni, per qualcun altro tutta una vita. E se sei un’artista di quelli con la A maiuscola, sono davvero tanti anni con cui fare i conti, soprattutto se in quella data tutto si è fermato a causa di un grave incidente stradale sulla Salerno-Reggio Calabria che ti ha costretto a 13 interventi sul volto, di cui 12 all’occhio destro.

Passano gli anni e nonostante tutto la faccia che vedi ogni giorno allo specchio è la tua, con tutte le sue cicatrici, le sue imprecisioni e le sue diversità: gli occhi degli altri ti sembrano perfetti e questa normalità ti può sembrare straordinaria o può portati ad impazzire, a chiuderti in te stessa, a dover combattere come un leone contro le trappole della mente, contro le paure, contro la tua fragilità.

Tutto questo Paola Turci lo sa: sono stati anni di inferno, anche se il suo lavoro l’ha portata ad essere una delle artiste più apprezzate del panorama musicale italiano grazie alle sue caratteristiche principali, ovvero grinta, talento e determinazione, unite ad uno spirito anticonformista che le ha permesso di cantare di donne e di tutto quello che succede in quel magico universo femminile e non solo, come con la canzone “Bambini” che apriva una dolorosa finestra sul mondo dello sfruttamento minorile o con “Qualcosa è cambiato“, dove si riaffermava la volontà femminile di vivere una vita anche al di fuori degli schemi di una relazione amorosa tossica.

Tutto questo ha portato ad un graduale rientro, ad un ritorno alla musica, ad un cammino per ritrovare se stessa ed affrontare i propri demoni. Le prime tracce di questo cammino si sono viste con l’autobiografia “Mi amerò lo stesso” del 2014 e con il disco “Io sono“: seguendo queste piccole molliche musicali si è arrivati al Festival di Sanremo di quest’anno dove la Turci ha portato sul palco dell’Ariston il brano “Fatti bella per te“, scritto dalla stessa Paola con Giulia Ananìa, Luca Chiaravalli e Davide Simonetta e poi a questo disco, “Il secondo cuore“, pubblicato dalla Warner Music Italy.

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Paola Turci – “Il secondo cuore” – Cover

Tutte le canzoni di questo disco sono tante piccole pugnalate al cuore, a cominciare da “Fatti bella per te“, il pezzo portato a Sanremo che ha un qualcosa di liberatorio nel suo profondo, un’accettazione di se stessi, un vedersi finalmente bella dopo tutto il male che c’è stato e tutto quello che è successo, un volersi bene di cui molte donne ancora oggi non sono consapevoli. Questa rinascita si avverte soprattutto in brani come “La prima volta al mondo“, dove la cassa in quattro riprende il pulsare del cuore, a simboleggiare l’ideale senso di rinascita che si avverte quando si ha coscienza che sta per rinascere tutto dentro e fuori di te e in “La vita che ho deciso” (“Che sfrecciano i ricordi tra i grovigli di emozioni/ci sarà un momento per restare soli/E fisserò la porta da cui te ne vuoi andare/perché niente può più farmi male”), dedicata al padre scomparso due anni fa. Non crediamo sia stata una scelta casuale anche quella del pezzo di Anna Oxa “Un’emozione da poco“, cover che si incastra perfettamente tra gli altri brani del disco.

Non mancano i momenti più intimi e acustici come “Ci siamo fatti tanti sogni” e “Nel mio secondo cuore” dove la produzione di Luca Chiaravalli non “sporca” il tutto con i suoi tappeti musicali ma lascia che Paola si esprima come meglio sa, in quel modo che le ha fatto guadagnare la stima e l’affetto dei suoi fans grazie al suo accarezzare la chitarra, al suo cantare, anzi narrare le sue storie. Il disco non manca di momenti più moderni e accattivanti come “Tenerti la mano è la mia rivoluzione“, brano fantastico, a mio avviso uno dei migliori del disco che vedrei benissimo come secondo singolo, e “La fine dell’estate“, pezzo che fa automaticamente ciondolare la testa e canticchiare a bassa voce.

Non mancano i momenti particolari in questo progetto, come con “Combinazioni“, forse il brano più autobiografico del disco, quando Paola dice “Io me lo ricordo/coprivo con i miei capelli tutto/Cambiavo la cornice dello specchio che vedeva molto più di me” o con “Sublime“, brano che spiazza con il suo andamento così funky e il suo incedere così moderno, nato dalla collaborazione con il vecchio amico Fin Greenall, in arte Fink, musicista e disc jockey britannico o ancora con “Ma dimme te“, brano in romanesco molto divertente che chiude il disco e che richiama la scuola di canzone romana di Gabriella Ferri e che vede la partecipazione di Marco Giallini.

Forse il miglior giudizio su questo disco lo dà la stessa artista con la copertina dove si vedono due Paola Turci e dove quella di oggi con tutte le sue cicatrici parla a quella di ieri e le spiega come sia riuscita ad uscire dal suo guscio, a liberarsi dalle paure, a riguadagnare la serenità dopo così tanti anni. Questo disco è una rinascita e viene certificata dal suo titolo, “Il secondo cuore” che pulsa in questo album e che segna il primo capitolo di una nuova fase della vita e della carriera della cantautrice romana. Ascoltare questo disco è come sfogliare un album di fotografie scattate in questi trent’anni e guardare che la bellissima ragazza ventenne che suonava la chitarra sui palchi di mezza Italia è diventata una bellissima donna matura che si guarda allo specchio e che si trova finalmente bella. Questo è un disco fantastico, che commuove e che rimane in testa e che testimonia una attesissima rinascita. Questo è un disco meraviglioso, forse il migliore disco italiano di quest’anno.

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