Underground Railroad: “Moving The Mountain”. La recensione

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Underground Railroad
Underground Railroad - Moving The Mountain - Artwork

Iniziamo ad indagare gli Underground Railroad proprio dal titolo, essa è innanzitutto una rete di itinerari segreti e nascondigli utilizzati nel XIX secolo dagli schiavi neri negli Stati Uniti per fuggire in stati liberi. A parte questa citazione storica, si scopre che di Underground Railroad, in quanto band, ve ne è già una di origine francese nata nel 2003 e ancora attualmente in attività, l’altra proprio quella che trattiamo in questa sede. Gli Underground Railroad si presentano mediante l’etichetta ALKA non nuova alla promozione di band del territorio italiano. “Moving The Mountain” è un disco che avrebbe un grandissimo potenziale se non fosse che trasuda influenze troppo marcate, dai Queens Of The Stone Age passando per i Led Zeppelin e molti altri gruppi, in particolar modo del genere hard-rock. I riff di chitarra ci sono tutti cosi come una musicalità molto attraente ma, purtroppo il disco ricorda troppo altre band del territorio internazionale, band che hanno fatto la storia del mondo del rock più graffiante. Personalmente evito sempre di portare paragoni ma, in “Moving the Mountain” tutto questo si sente fin troppo.

Underground Railroad – “Moving The Mountain”:

Tracklist:

Underground Railroad
Underground Railroad – Moving The Mountain – Artwork
  1. Black Rain
  2. Same Old Place
  3. Riverside
  4. Hard to Let Go
  5. Chain Gang
  6. Enlightenment
  7. Drown
  8. Part Time President
  9. Rainstorm
  10. A New Machine
  11. Satisfied
  12. Dirty Woman

La musica proposta dagli Underground Railroad è molto efficace: dodici canzoni che scorrono veloci, che scorrono con un sound profondamente americano. La band suona alla perfezione con strutture ben già collaudate nel mondo della musica. “Black Rain” è un perfetto manifesto della formazione, uno speciale biglietto da visita che fa immediatamente capire quale è il suo sound.

Nota positiva “Enlightment” che vuole essere un brano disteso e rilassato susseguito da “Rainstorm” che purtroppo ha del già sentito. La carica della formazione è indiscutibile, il suo potenziale musicale anche ma, manca quella ventata fresca di novità, manca quel sentire qualcosa di non ancora arrangiato in quella maniera. La cura con cui i brani sono rifiniti e proposti al pubblico mostrano il fatto che la formazione sa il fatto suo ma, il passo successivo dovrà per forza essere quello di staccarsi dalle influenze e di ricercare suoni nuovi con più attenzione.

Gli Underground Railroad li rimandiamo con tanta speranza di poterli risentire di nuovo, in una modalità magari più innovativa e con una musicalità maggiormente ricercata e sperimentale. Abbiamo “spiato” sulla loro pagina Facebook scoprendo che attualmente sono al lavoro per un nuovo progetto che non vediamo l’ora di ascoltare: il talento non manca di certo alla formazione e il sound neppure. Capiamoci, per gli amanti del genere il disco si ascolta piacevolmente anzi, viene da esclamare commenti positivi in merito ad una melodia che appare ben assestata e matura ma, graffiando la superficie, emerge il bisogno di distaccarsi dai vari Jimi Hendrix, Pink Floyd, Motley Crue e assaporare una nuova dimensione. La storia degli anni Settanta e Ottanta è stata scritta già da un pezzo e ancora oggi siamo qui a parlarne proprio per le tracce ancora visibili che questa musica ha lasciato; ognuno di noi vive di influenze musicali, di vere e proprie passioni ma, l’arte per definizione è il possesso di una tecnica cercando di unire qualcosa di innovativo alla propria proposta. La seconda parte è ciò che attendiamo speranzosi in merito agli Underground Railroad.

Voto:

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