I musicisti ricevono solo il 12% dei soldi che circolano nel mondo della musica

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Un nuovo studio di Citigroup, dal titolo “Putting the Band Back Together“, rivela che i musicisti sono i meno pagati nell’industria musicale, e che la maggior parte dei loro guadagni viene solo dai tours.

Secondo lo studio, a dispetto del numero enorme di usufruenti della musica negli Stati Uniti e della somma che spendono ogni anno in musica (superiore ai 20 miliardi di dollari) e considerando anche i guadagni discografici che portano il guadagno a oltre 43 miliardi di dollari annuali, i musicisti guadagnano da queste vendite solo 5 miliardi l’anno, vale a dire solo il 12% dei guadagni complessivi di tutta l’industria discografica.

Il report dice che questo andazzo è imputabile principalmente a due motivazioni: la prima è che i musicisti tendono a fare più tour nell’era digitale e la seconda è che i consumatori tendono oggigiorno a “prendere in prestito” maggiormente la musica piuttosto che a comprarla, anche attraverso i servizi di streaming. La ricerca dice anche che l’industria musicale è al momento coinvolta da due profondi cambiamenti, l’aumento dei servizi di streaming gratuito a discapito delle vendite fisiche dei dischi e l’aumento significativo di concerti e festivals.

Queste le parole di Jason Bazinet, uno degli autori della ricerca, intervistato da Rolling Stone: “Quando abbiamo finito di tracciare tutti i soldi, abbiamo scoperto che solo il 10% circa è guadagnato effettivamente dall’artista. Questa percentuale è incredibilmente bassa. Gli artisti a volte non comprendono appieno i dettagli sanguinosi dell’industria della musica e la situazione è particolarmente negativa: loro non ci guadagnato quasi nulla. C’è un incredibile quantitativo di soldi che si perde nei vari passaggi. Bisogna anche considerare che i costi di produzione, di registrazione e di distribuzione si sono di molto abbassati: allora, dove vanno a finire tutti i soldi? Il problema è che l’industria discografica usa ancora metodi antiquati per distribuire la musica e non si sta adattando alla tecnologia dello streaming. Si sta vedendo uno spiraglio grazie ai tours e alla autoproduzione, e io credo che l’industria si evolverà prima o poi per adattarsi all’era digitale. Una delle chiavi per risolvere questi problemi è ridurre il numero degli intermadiari, l’altra può essere trasformare automaticamente i servizi di streaming in casa discografiche”.

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