Never ending tour, Bob Dylan infinito

0
951

Zushe ben Avraham, Robert Allen Zimmerman, Bob Dylan: tre nomi che identificano una stessa persona. A 70 anni e dopo 18 anni dall’ultima visita torna in Israele  regalando ai suoi un concerto memorabile a Ramat Gan – vicino Tel Aviv.

117007175
© OLIVIA HARRIS/AFP/Getty Images
La serata ha un forte significato storico nella carriera del cantautore folk americano e nella vita dei 30 mila spettatori:  la sua notorietà in Israele è soprattutto dovuta alla generazione precedente a quella che ha assistito a quest’ultima performance; ovvero nei giovani israeliani era solo un mito, una faccia simpatica su una copertina o comunque identificava qualcosa che non si riteneva appartenere alla contemporaneità. Tutto sbagliato: con un colpo da maestro Bob ha ricordato a tutti che ha ancora molte cose da dire. Silenzioso ma energico come le sue canzoni, questo tour è stato ospitato in Vietnam – da sempre Dylan difende i diritti dei vietnamiti, per la prima volta in Cina ed ora in Israele rispedendo al mittente le voci che lo volevano invecchiato e svogliato: gente d’altri tempi. In un Medio Oriente stravolto da guerre e rivoluzioni le sue canzoni suonano attuali e ci dimostrano che l’arte di alcuni cantautori non ha niente da invidiare a quella di poeti e scrittori in prosa d’un tempo. Dopo alcuni giorni di meritato riposo Bob Dylan si è esibito ieri sera all’Alcatraz di Milano registrando il tutto esaurito. Le cronache della serata ci raccontano di un pubblico in delirio con Dylan mattatore alle tastiere e alle chitarre elettriche. Lui e la sua band hanno saputo infiammare a suon di note un pubblico anche qui scettico sulla sua tenuta: si è dovuto ricredere! Un artista elegante e raffinato che sa graffiare sia con le parole che con le note. Una prova? Il titolo, oramai celebre, del tour: Never Ending tour.  

Previous articleDaniele Silvestri, il video di “Ma che discorsi”
Next article10 Giorni Suonati, a Vigevano la musica incontra cultura, ambiente e gastronomia
Filippo Cosentino
Filippo Cosentino è uno dei chitarristi emergenti dell’attuale panorama musicale. Ne fanno fede il già importante numero di partecipazioni che ha collezionato sia in tournée sia in ambito discografico: nel pop con Dario Dima, Diamante, Emile Rivera, Luca Mercurio, Men in flow, Riccardo Cavalli, Marco Rotellini, Pest e Personaggi Scomodi, Hi Life Connection, Roberto Cerrato, Daniele Bruno, Alessandro Musio, Mariano Pappalardo ed Alessandro Angeletti (Green Production) con i quali collabora in qualità di turnista ed arrangiatore; nel blues con James Thompson, Marco Pandolfi, Nick Becattini, Giorgio Cavalli; nel jazz: Arnaldo Acosta, Daniel Alvarez, Teo Ciavarella, Renzo Coniglio, Cukin Curiel, Carlitos Estrada , Federica Gennai, Pietro Lomuscio, Alessandro Minetto, Barend Middelhoff, Rafelito Mirabal, Irene Robbins, Gianni Serino, Marco Soria, Don Stapleson, Carl Silberschlag, James Thompson, Felle Vega, Wann Washington, The Michele Borlini Jazz Band (sul disco Pest e Personaggi scomodi-Bootleg). Ha anche collaborazioni nel mondo del teatro (con Andrea Giordana) e in quello del cinema: nel 2010 ha composto la colonna sonora del cortometraggio Elogio alla solitudine (RaiCinema) del regista Emanuele Caruso. Il corto è stato selezionato per il 63° Festival del Cinema di Cannes, e per il Trento Film Festival. Chitarrista apprezzato per la sue versatilità, è stato spesso invitato ad importanti festival italiani ed internazionali: Alba Music Festival, Suoni dalle Colline di Langhe e Roero, Moncalieri Jazz, Open World Jazz Festival (Ivrea), Acoustic Guitar International Meeting, finalista alla 13^ edizione del Premio Internazionale Massimo Urbani. Vincitore nel 2003 del concorso nazionale “Buona musica a tutti!” della rivista Chitarre. È Direttore Artistico della rassegna internazionale San Giuseppe in jazz, del Premio Targa Milleunanota ed è endorser Breedlove Guitar Company.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

 

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.