Tori Amos e Rita Ora commentano il caso Terry Richardson

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© Facebook / Tori Amos

Come ormai tutti sanno, dopo il caso Harvey Weinstein moltissime donne – non solo del mondo dello spettacolo – hanno trovato il coraggio di denunciare.

Questo ha causato un ripensamento da parte di Condè Nast sul contratto con il fotografo Terry Richardson. Un personaggio controverso ben prima che esplodesse lo scandalo Weinstein, perché Terry Richardson è stato accusato di molestie sessuali già nel 2005. Il fotografo è noto per il suo stile sopra le righe e le immagini dai contenuti espliciti, a volte anche troppo. In sua difesa Richardson ha dichiarato di aver sempre lavorato con donne adulte e consenzienti, che hanno firmato delle liberatorie. Sono diverse le versioni riportate da numerose modelle. Il caso Richardson ha scatenato la domanda di rito: possibile che tutti lo sapessero e nessuno ne ha parlato?

Ne hanno parlato in molte ma fino ad ora, per qualche motivo, non erano stati presi provvedimenti. Pochi giorni fa, invece, il gruppo editoriale Condè Nast ha preso la decisione di non lavorare più Terry Richardson. È stata pubblicata quella che sarebbe dovuta rimanere un’e-mail interna in cui il direttore del gruppo invitava a sostituire i servizi di Richardson con altri progetti. Tra questi servizi ce n’era uno per V Magazine con protagonista la cantante Tori Amos. Su Facebook l’artista ha pubblicato una nota per spiegare la sua posizione:

All’epoca dei fatti non ero a conoscenza delle varie accuse rivolte a Richardson, se l’avessi saputo non avrei preso parte al servizio. Sono disgustata dalla natura di quelle accuse e non posso che schierarmi dalla parte delle donne che hanno dovuto subire questi abusi per anni.

Tori Amos ha detto anche che spera che altre donne possano trovare il coraggio di parlare. Non è stata l’unica cantante a dover giustificare la sua posizione, perché anche Rita Ora ha lavorato con Terry Richarson e ha sostanzialmente detto la stessa cosa. Non era a conoscenza delle accuse contro Richardson, risposte che suonano vaghe come quelle seguite al caso Weinstein.

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