Il caso Monza e Firenze Rocks, parla Claudio Trotta: “Tutta colpa del dilettantismo”

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Se vuoi organizzare un festival rock, pensa in grande. Puoi farlo, ma pensa anche e soprattutto alle persone che andranno a vederlo. Il filo logico è molto semplice ma non altrettanto scontato, altrimenti non sarebbero stati dei giorni di fuoco per chi ha assistito ai concerti degli I-Days 2017 di Monza o per chi ha rinunciato a Eddie Vedder al Firenze Rocks. Ieri l’organizzatore ha concesso il rimborso totale a chi ha protestato per il cambio della lineup, stravolto dall’assenza di Cigarettes of Sex e Cranberries, rimpiazzati rispettivamente da Eva Pevarello e Samuel Romano. In molti hanno scelto di ottenere il rimborso, che viene concesso solo in maniera totale, rinunciando all’intera giornata. Dopo il bombardamento con richieste, segnalazioni e lamentele, i ragazzi hanno ottenuto un risultato, che lascerà loro comunque l’amaro in bocca.

Abbiamo fatto una chiacchierata con Claudio Trotta, che nel 1979 ha fondato Barley Arts. Senza di lui non avremmo visto il Boss Bruce Springsteen, ma sono tantissimi gli artisti che negli anni ha portato in Italia, dai Kiss agli Iron Maiden, Sex Pistols, Pearl Jam, solo per citarne una piccola parte. Si è occupato della produzione e la promozione di numerosi artisti italiani, da Francesco De Gregori e Niccolò Fabi fino a Luciano Ligabue e Piero Pelù. Ovviamente Claudio Trotta ha seguito quanto è accaduto a Monza e la polemica sul Firenze Rocks e ha dichiarato

Mi vergogno di quello che leggo. Quello che stanno facendo è una pessima figura e offre un’immagine terrificante del nostro ruolo, del nostro modo di lavorare. Noi non facciamo finanza e speculazione.

Non lasciatevi prendere dalle emozioni di questi giorni, per fortuna non tutti i promoter sono così. Che dietro ci fosse tanta speculazione era già chiaro, Trotta parla anche di un altro grande errore alla base di questo disastro organizzativo:

Io faccio questo da 40 anni con attenzione e profondo rispetto. Forse non è più tempo dei grandi raduni in città. È un errore che ho fatto anch’io, ma organizzare più giorni nella stessa location in mezzo a una città è un concetto sbagliato a monte. Non c’è viabilità, non ci sono parcheggi adeguati, si tratta solo di speculare. Si limita il numero dei servizi e aumenta quello delle code, anche perché c’è una sottostima dei servizi necessari per il pubblico, questo è stato un palese e clamoroso flop.

Per chi non avesse letto i nostri precedenti articoli, molte persone a Monza hanno acquistato biglietti per dei parcheggi che erano indicati come tra i più vicini al luogo dell’evento per poi rivelarsi tutt’altro. Una cosa che si nota, è però che i media tendono a sottolineare i numeri e non i fatti reali:

Mi fa sorridere, tutto questo viene mascherato dai numeri e da grandi quantità. La verità è che non contano solo i numeri, non per chi fa impresa, come me. Nei giorni scorsi Papa Francesco ha detto le stesse cose (“Una malattia dell’economia è la progressiva trasformazione degli imprenditori in speculatori”, nda) parlando della finanza e la speculazione che non coincidono con l’impresa. Da più anni quello di cui parla lui succede anche nella musica, una delle arti più belle. Precisiamo, ha un enorme valore e va rispettato come tale, va anche quantificato e remunerato ma i servizi devono essere pagati e adeguati, non frutto di un sistema speculativo.

Un’altra cosa di cui parla Claudio Trotta è che questi grandi eventi vengono presentati come Festival (motivo per cui siamo arrivati a discutere delle clausole di TicketOne ieri) ma sono più che altro “concertoni”. Lo dice uno che ha organizzato nel 1996 il terzo anno di Sonoria, in cui si sono alternati 54 artisti in 3 giorni. È vero, può capitare che un gruppo dia forfait ma il problema reale, nel caso di Firenze Rocks, non è stato solo quello:

Non ci sono informazioni reali, non ci sono informazioni che siano degne di questo nome. Non c’è una cultura del lavoro, c’è fame di mangiare e incassare, poco importa dei dettagli. Per me, invece, sono più importanti di tutto il resto. Non apparteniamo alla stessa categoria.

E si vede, aggiungiamo. Avevamo avuto un’esperienza più che positiva anche al concerto di Bruce Springsteen a Milano lo scorso anno, un evento di grande portata che non aveva causato disagi a nessuno. Ci si aspetta lo stesso dagli altri grandi organizzatori, con anni di esperienza alle spalle. Claudio Trotta segue spesso gli eventi anche all’estero e sa benissimo come funziona il sistema, la domanda sorge spontanea: è solo in Italia che le cose vanno così?

Non mi sarei mai aspettato un livello di dilettantismo così alto, non l’ho mai visto in nessun paese. Non ho mai visto così tanta speculazione, la questione dei token è al limite della denuncia: obbligare le persone a comprare senza possibilità di rimborso o senza poter riutilizzare i gettoni durante gli altri giorni. È un festival solo se fa comodo? Lo è per proporre un artista diverso, proveniente da tutt’altra area musicale, ma non per i token. Qui si raggiunge un grado di arroganza che va oltre ogni aspettativa.

Secondo Claudio Trotta, in fin dei conti, quello che riportano i media conta ben poco:

Quello che conta è chi c’era, sono quelli che tornano a casa con il loro vissuto personale e non hanno bisogno di sentirselo raccontare. Quello che conta ormai è la rete, sistematicamente chiunque si è lamentato dei servizi scandalosi e a quel punto la stampa è davvero poco rilevante.

Nel caso di Firenze Rocks, purtroppo, in molti non avranno nemmeno il “vissuto personale” con cui tornare a casa, perché hanno già rinunciato all’evento in cambio di un rimborso totale, profondamente delusi da un’organizzazione che non si è nemmeno scusata pubblicamente. Il “festival” inizia oggi con gli Aerosmith e ve lo racconteremo. Se avete perso fiducia negli organizzatori, ricordatevi che c’è Barley Arts.

© facebook / Claudio Trotta

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